Voci indipendenti di liberi cittadini nella costruzione e nella vita del partito nuovo
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giovedì 17 gennaio 2008
LETTERA A MILANA
a cura di RNxPD
(19:56)

Caro Milana,

ho ricevuto la convocazione per la Direzione del 18 gennaio. Devo informarti che non ci sarò. Potrei dire che non ci sarò per concomitanza con un altro impegno, il che è rigorosamente vero, ma è solo casuale.

Non ci sarò perchè, come ho in parte già accennato in una nostra assemblea, non intendo partecipare alla direzione cittadina del PD; non sono interessata a partecipare a organismi che nascono già inutili. Intendo impegnarmi ancora, nella misura delle mie possibilità, perchè il PD si costruisca rispondendo alle ragioni e alle attese che lo hanno fatto nascere, ma posso farlo solo nella misura in cui prendo le distanze da troppi aspetti di questo processo costituente, caratterizzati nel segno di una continuità negativa con ciò che avremmo voluto fosse lasciato alle nostre spalle.

Il punto nodale negativo è proprio la fragilità strategica entro cui si è mossa fin dall'inizio la macchina organizzativa del partito nuovo, fin dalle conclusioni di MIlano, alle contraddizioni nella assemblea del Lazio, le difficoltàdi quella cittadina. Ma ora si aggiunge l'elefantiasi degli organi, che è frutto insieme di quella fragilità e del persistere di pressioni di gruppi e consorterie per garantirsi spazi e visibilità, della passività e impotenza con cui vengono accolte.

Il segnale peggiore è certamente secondo me la insensata proposta di raddoppio delle assemblee locali uscite dal voto del 14 ottobre, come già più volte da noi sottolineato nelle precedenti assemblee; ma i modi di costituzione degli altri organi sono segnali della stessa natura e portano a raddoppiare le preoccupazioni.

Veltroni si è anche ieri espresso giustamente contro le correnti; ma nei comportamenti pratici siamo ancora peggio che di fronte alla relativa nobiltà delle correnti politiche; siamo di fronte a pretese di occupazione privilegiata, a rendite di posizione, i cui effetti rischiano di essere disastrosi, in un abbraccio mortale fra il provvisorio e il definitivo, fra l'ieri e il domani. Nessuno di questo organi, ottimisticamente chiamati direzione o coordinamento, sono in realtà in grado di dirigere o di coordinare alcunchè; rischiano di essere solo risposte alla vanità di singoli, simbolo della povertà diffusa di riflessione sulla complessità del problema che abbiamo di fronte, come immagine e sostanza attiva che vogliamo dare al nostro elettorato sul nuovo partito. Non sto intervenendo sul dibattito teorico in corso sullo Statuto, dove tutte le posizioni sono a loro modo legittime, non sto contestando la vitalità reale dimostrata da tanti sia alla base nei collegi, sia nelle assemblee sia, come sto sperimentando direttamente, nella larghissima convergenza della Commissione per la Carta dei valori. Sto cercando di lanciare un allarme, nell'unica forma che mi è possibile, sulla disorganicità e superficialità con cui viene organizzato il processo costituente e il rischio di un avvitarsi su sè stesso proprio per l'inevitabile assenza di direzione.

Considera questo come l'unico contributo che mi sento di poter dare e dunque come una presa di posizione politica pubblicamente comunicabile.
L'amicizia mi spinge mandarvi comunque auguri di buon lavoro

Paola Gaiotti de Biase