Voci indipendenti di liberi cittadini nella costruzione e nella vita del partito nuovo
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martedì 29 gennaio 2008
RIFLESSIONI
a cura di RNxPD
(23:11)
Su “La Repubblica” del 25.1.2008 il fondo del Direttore Ezio Mauro ha titolo: “Così muore il centrosinistra”.
Ne consiglio la lettura; e ne condivido l’analisi, incentrata sulla incapacità dell’Unione di creare una cultura comune riconosciuta e riconoscibile, capace di governare e di parlare al Paese con unica voce.
Ma c’è un passo che mi ha particolarmente colpito ed è dove si dice che a fronte delle continue risse del centrosinistra, la destra “è in qualche modo sintonica e addirittura interprete del sentimento italiano dominante, che è insieme di protesta e di esclusione, forse di secessione individuale dallo Stato, probabilmente di delusione repubblicana, certamente di solitudine civica”.
Questa “solitudine civica” rischia di diffondersi anche in quella parte della società che, per cultura e senso morale, vorrebbe riconoscersi come comunità e perseguire l’interesse comune.
Non che non ci siano ragioni di un tale “estraniamento”: ma, al di là delle delusioni e dello scoramento individuali, vi è la oggettiva impossibilità di partecipazione a causa della sostanziale impermeabilità degli apparati politici.
Ciò che è avvenuto con la costituzione del Partito Democratico è, da questo punto di vista, esemplare: la partecipazione è stata richiesta al solo scopo di costituire l’evento, ma poi tutti i meccanismi per l’elezione dei delegati erano palesemente escludenti.
Come non bastasse, i delegati sono stati rapidamente trasformati in apparati, nominalmente provvisori: di fatto, i posti che contano sono già stati occupati, in attesa di diventare definitivi.
Non staremo a ripetere quanto è stato detto e scritto sulla “casta”.
Ma non possiamo non rilevare che la sconfitta di Prodi e del centrosinistra appare così traumatica anche perché trova un Partito Democratico tutt’altro che in fase di entusiastica crescita, come pure avrebbe consentito la generosa partecipazione che ne aveva accompagnato la nascita.
La politica di chiusura da parte dei due apparati riuniti ha avuto come conseguenza la irresponsabile dilapidazione di un patrimonio di energie, di idee, di sentimenti desiderosi di volgersi al bene comune.
La sistematica occupazione di ogni ambito di potere, le lottizzazioni, le spoliazioni – pratiche correnti di tutti i partiti – calpestano, tra l’altro, totalmente un principio fondamentale di democrazia: il principio di uguaglianza; sopprimono lo status di cittadino sostituendolo con le categorie dei clienti e degli esclusi.
Ciò posto, ciascuno di noi è di fronte ad una non facile alternativa: rassegnarsi a quella situazione di “solitudine civica” di cui dicevamo; oppure insistere pervicacemente nella volontà di partecipare.
Ma se si sceglie questa seconda strada e se si sono condivise le ragioni che hanno portato a far nascere il Partito Democratico, bisogna combattere fermamente e riconoscibilmente, in quella sede, ancor prima che fuori, comportamenti, persone e gruppi, che sviliscono la partecipazione, minano la fiducia dei cittadini, rendono la politica incapace di risposte ai bisogni della collettività e le istituzioni inefficienti.
Al di fuori di tale alternativa, altro non vedo.

Felice Maria Spirito
Comitato Per L'ULIVO/Partecipazione (Frosinone)