Carissimi, sono un elettore dell'Ulivo, con una tessera del 1996 conservata gelosamente e affettuosamente nel portafoglio, ormai sbiadita, come cimelio, come retaggio di un sogno purtroppo oggi dissolto. Ho per qualche tempo collaborato con il Comitato Delle Vittorie, intrattenendomi con loro ogni anno in occasione della Finanziaria (faccio il commercialista). Tutto, fino all'anno scorso, quando agli affettuosi inviti di Laura Novelli risposi di no, con rammarico: le spiegai il perché con una lunga lettera che in realtà era un post di un mio piccolo e personale blog. Ho ripreso quello scritto, ho provato a rileggerlo: era stato scritto più o meno un anno fa, il 24 febbraio 2007. Mi sembra attuale, desidero proporvelo: quello che sta accadendo oggi non è casuale, non è qualcosa di improvviso. E' la conseguenza di un insieme di scelte dissennate che - certamente in buona fede, ma questa non è un'attenuante - sono state fatte a partire dalla vittoria elettorale di aprile 2006, e che non solo hanno riportato Berlusconi in una posizione di preminenza nella politica italiana, quale anch'egli non avrebbe mai immaginato due anni fa, ma hanno disperso un immenso patrimonio di speranze, di fiducia, di attese, di un intero popolo di cittadini convinti che l'Italia potesse diventare un paese "normale". Qual è lo stato d’animo oggi, sabato 24 febbraio 2007, alle sette di sera, di un elettore del centro-sinistra: meglio, dell’Ulivo? Non lo so: posso dire qual è il mio. E’ il titolo di questo post. Sono passati cinque mesi da quando ho cominciato a scrivere pensieri, parole, impressioni, su questo blog, che è prima di tutto uno specchio, un modo per parlare con me stesso - e ricordarmi poi di ciò che sono detto... Quasi mai ho parlato di politica, non perché non mi interessasse, ma perché in questi mesi è venuto montando dentro di me uno stato d’animo di profondissima frustrazione, divenuto oggi rabbia sorda, furia cieca, e nel contempo un senso di impotenza e rassegnazione. Nei prossimi mesi ci sarà tempo e modo di individuare i colpevoli. L’Ulivo è stato ucciso, il sogno di uno schieramento riformatore, generosamente impegnato nel cambiare questo Paese ricostituendo un patto fra i cittadini, fatto di legalità, solidarietà, impegno civile, si è dissolto. In queste ore sembra che il Governo Prodi abbia qualche speranza di restare in sella solo grazie al mercato delle vacche, che impunemente è andato in onda su tutte le reti, senza che nessuno mostrasse un minimo di pudore nel mettere in scena uno spettacolo al quale mai avremmo pensato di assistere. L’acquisto di parlamentari singoli, come si fa con il mercato di riparazione di gennaio per le squadre di calcio in difficoltà (perché evidentemente hanno sbagliato tutto prima!) forse consentirà a Prodi di prolungare la sua (e la nostra) agonia. Ma certamente non cambierà - se non in peggio - la consapevolezza che, non gli italiani del centro destra, ma gli elettori di centro sinistra, hanno: quella di un Governo che in pochi mesi ha irrimediabilmente dilapidato un immenso patrimonio di speranze, di passioni, di attese, che si erano manifestate nelle file ai seggi delle primarie, che avevano attraversato i lunghi giorni dell’incertezza prima della proclamazione ufficiale dei risultati delle elezioni. Ci vorranno anni, forse, per restituire a tanti cittadini un briciolo di fiducia per una classe dirigente che ha saputo tradire soprattutto i propri elettori. E non è - non era - un problema di comunicazione, come così caritatevolmente molti hanno sperato di giustificare l’indegno spettacolo che ha accompagnato il parto della Finanziaria; fra annunci quotidiani, retromarce, smentite, promesse, minacce, errori, correzioni, tasse di successione non reintrodotte, anzi sì, anzi si chiama in un modo diverso, anzi, sì è proprio la successione. Non era un problema di comunicazione: con tracotanza, presunzione, quasi arroganza, si è voluto credere che una maggioranza quasi inesistente al Senato potesse consentire senza se e senza ma una navigazione tranquilla per cinque anni. E ci si è comportati come se davvero la strada per l’intera legislatura con un solo governo fosse blindata, certa. Non era così, evidentemente; ma chi poteva accorgersene? Si è ritenuto opportuno acquisire tutte le presidenze disponibili (l’aveva fatto anche il centro destra, che bella giustificazione!), fra l’altro gettando a mare un possibile voto a favore dato che il Presidente del Senato per prassi non vota!; si è fatta la voce grossa con qualche categoria, salvo ritirarsi davanti alle inevitabili proteste. Una politica fiscale con obiettivi condivisibili (la lotta all’evasione, la maggiore equità) è stata attuata con arroganza e rozzezza pari all’approssimazione: gravi errori tecnici (vedi il decreto Bersani - Visco), tabelle sbagliate, conseguenze inattese delle decisioni, riduzioni Irpef per i redditi più bassi che si sono trasformate in aggravi grazie alle addizionali, calcolate ora anche sulla prima casa e senza tenere conto dei familiari a carico; invasività portata all’estremo, moltiplicazione esponenziale degli adempimenti, comportamenti nei confronti dei contribuenti e dei loro consulenti improntati a profondo disprezzo e figli di una fondamentale scorrettezza di base.. Fino al grottesco: il Governo è stato battuto al Senato mercoledì scorso “dai poteri forti”: gli USA, la Chiesa, la Confindustria: così è stato detto anche da esponenti del centro sinistra. Ma davvero? e allora, che bravi! Il Governo è stato sconfitto proprio dagli USA, e proprio dopo aver tenuto botta sul raddoppio della base di Vicenza, e proprio dopo aver riaffermato la volontà di restare a Kabul! Davvero la Confindustria ha pugnalato il Governo, dopo aver incassato provvedimenti oggettivamente a lei non sgraditi, ed una continua “attenzione” nei confronti delle grandi imprese (vedi l’atteggiamento così carino con il personale della Fiat, e proprio in questi giorni)? E la Chiesa: era davvero così necessario “targare” il disegno di legge sui DICO, timbrarlo con il sigillo del Governo, legarlo all’esecutivo: davvero, in un contesto così delicato, uno scontro così violento - non tra favorevoli e contrari, ma tra il Governo e la Chiesa - non avrebbe aggravato i rischi già insiti in una maggioranza ai minimi termini? E’ paradossale: un Governo pugnalato da “poteri forti” che in almeno due dei tre casi certo non erano stati trattati male. Ma sintomatico di un fatto: il Governo, fin dal primo momento, ha dato l’impressione di “governare contro”, non “per”; lasciateci lavorare, poi ci ringrazierete, poi vedrete, volete saperne più di noi?: ma poi quando, se si era appesi sin dall’inizio ai raffreddori di Scalfaro! Da che è dipeso tutto questo? da presunzione, autoreferenzialità, sindrome di autosufficienza, difficoltà a misurarsi con la realtà, a confrontarsi con essa: a tenere conto di essa. E adesso, la realtà si è rivoltata contro. Se il 55% degli italiani in questo momento voterebbe per il centro destra (e ciò probabilmente è abbastanza vero, basta parlare con le persone), vuol dire che si è riusciti a fare qualcosa di mostruoso: ad abbandonare milioni di persone, a lasciar loro credere che Berlusconi possa essere “meno peggio” di quanto si è visto. La scena di oggi, con l’acquisto di “singoli parlamentari”, è penosa: proviamo a pensare cosa faremmo, cosa diremmo, se al posto di Prodi ci fosse stato oggi Berlusconi, se l’attuale centro sinistra fosse stato il centro destra. Certo, la paura è immensa: paura di lasciare il Paese per dieci anni nelle mani di Berlusconi; paura, per molte parti dell’attuale maggioranza, di salutare per sempre Palazzo Chigi, e dunque la concreta possibilità di incidere sulle scelte politiche del Paese. Per questo si è dato vita ad una indegna campagna acquisti, nella speranza che gli sberleffi di oggi possano diventare fra qualche mese degli entusiasti peana. Credo che solo una endemica presunzione ed immensa autoconsiderazione possano sostenere tale folle auspicio. In realtà il fatto di essere nelle mani di coloro che ci hanno portato a questo punto, non consente alcun ottimismo. La totale assenza di leadership politica, di conduzione, di reale capacità di mediazione e di costruzione del consenso - che è alla base del governare - non suggerisce motivi di speranza. Al contrario: rende sempre più grave il rischio di ulteriore distacco da questo centro sinistra di un numero ancora crescente di cittadini - con conseguenze facilmente immaginabili. Solo una profonda rifondazione che spazzi via larghissima parte di una classe dirigente che pervicacemente di fatto è la migliore polizza di assicurazione di Berlusconi, l’emersione di leaders capaci e lungimiranti, e che sappiano parlare ai cuori del Paese, potrà in futuro mettere insieme cocci così numerosi che non si sa più dove metterli. ma quanto ci vorrà? e a quale prezzo? Se mi permetto di riportarvi questo piccolo scritto, è perché oggi, alla vigilia di una battaglia elettorale drammatica, da un lato non deve cedersi allo scoramento e dare per irrecuperabile una situazione che al contrario a mio avviso possiede margini di risalita; ma nello stesso tempo ciò deve partire da una analisi realmente impietosa degli enormi errori commessi: analisi senza la quale riconsegneremo inevitabilmente l'Italia a un Berlusconi deciso - stavolta - a non fare davvero prigionieri.