Fiorello è un gran simpaticone e fin qui l'ho trovato sempre molto misurato. Anche Grillo, pur nella sua irruenza, aveva avuto sempre il mio plauso. E mi piace moltissimo sia la satira che la denuncia, anche quando colpiscono a sinistra. Satira politica e denuncia sono essenziali in una democrazia. E ne è una prova il fatto che ai regimi non piacciono mai. Anche quando non le aboliscono, pretendono di addomesticarle, stabilendo fin dove è lecito che si spingano. Un po' come per il senso del pudore. La satira e la denuncia colpiscono, anche ferocemente, ma lasciano allo spettatore le conclusioni.. Mettono a nudo il Re, poi è il cittadino a decidere se e cosa fare.
Quando invece saltano alle conclusioni e diventano prescrittive, allora cessano di essere satira e denuncia. A quel punto sono propaganda e/o azione politica a tutti gli effetti. Peraltro lecite. Semmai discutibili, come tutte le attività e iniziative della politica.
Un tratto in comune le uscite di Beppe Grillo e di Fiorello ce l'hanno indubbiamente: una generica condanna di tutti i politici, con il rischio di delegittimare non solo gli uomini, ma la Politica
tout court. Si può obiettare che quando i politici sono diventati
casta, è impresa ardua fare distinzioni. Allora, se è una questione di persone, magari tutte, si proponga pure di cambiare l'intera classe polica (mi si spieghi come lo si possa fare pacificamente), ma non di cancellare l'idea di partiti e di Politica. Altrimenti con l'acqua sporca buttiamo anche il bambino.
Sul piano delle conclusioni, qualche differenza i due la mostrano. Beppe Grillo era sembrato scendere (anche lui!) in campo proponendo liste civiche sottoposte a una sorta di controllo di qualità (certificato da lui). Ora, cavalcando (anche lui, ancora una volta!) la questione campana, chiede scusa ai napoletani e propone la secessione della Campania (c'è ancora qualche Borbone da richiamare?). Fiorello, invece, propone addirittura di rimuovere del tutto la politica, suggerendo di stracciare le schede e forse anche le tessere elettorali. Salvo poi ripensarci per motivi ecologici (le schede stracciate aumentano i rifiuti).
Uscite estemporanee? Forse, però la loro collocazione temporale legittima qualche sospetto. Chi ha interesse ad alimentare l'antipolitica? Quale personaggio, da quindici anni a questa parte, si presenta come il nuovo contro la vecchia politica e contro partiti e politici (salvo fondare un partito azienda)? Come mai la furia di Grillo si è scatenata proprio in concomitanza con una serie di altre manovre per mettere in difficoltà il governo Prodi (e culminata poi con la sua caduta al Senato): l'agitazione degli autotrasportatori, la questione dei rifiuti, l'episodio della moglie di Mastella, le defezioni di alcuni personaggi (Dini, Bordon), un'enfasi di proporzioni assurde sul caro vita (enfasi che non c'era stata in Italia, in questa misura, nemmeno quando l'inflazione viaggiava a due cifre decimali) su tutti i mezzi di informazione accompagnata da un rigoroso silenzio sui risultati economici (e non solo) del governo. E poi adesso, ormai in campagna elettorale, queste due uscite, quasi contemporanee, dei due personaggi. A dir poco, strano.
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Questi episodi ci suggeriscono che uno degli obiettivi della campagna elettorale debba essere proprio il recupero degli astensionisti. Lo scetticismo e l'ostilità dei moderati e di una parte degli elettori di sinistra verso la politica può avere effetti devastanti sul risultato delle prossime elezioni politiche, perché amplificato da questa legge elettorale con il suo premio di maggioranza.
Il PD deve prendere spunto da questa costatazione non solo per proporre una visione del futuro, tradotta in un programma realisticamente ambizioso, ma per dare un segno tangibile di svolta nella formazione delle liste elettorali. Giovani, donne, persone presentabili. Si è approvato un codice etico; lo si applichi da subito! Si è deciso, sfidando l'aritmetica elettorale classica, di correre da soli per essere liberi e credibili; non tiriamo fuori ora il bilancino degli equilibri a tutti i costi!
Ferdinando Longoni