Sono frequenti, questi giorni, gli scambi di opinione con amici di vario orientamento: il nostro stesso, quelli delusi e propensi all'astensione, alcuni irriducibili di sinistra. Tutti dicono di conoscere bene le conseguenze sulla distribuzione dei seggi parlamentari di questa legge elettorale, il
porcellum. Se però si gratta un po', emerge che c'è una percezione non del tutto esatta della portata della legge. Specie per ciò che concerne il premio di maggioranza, che alcuni credono trattarsi di
qualche seggio in più a chi vince le elezioni. La cosa non sta proprio così. Vale quindi la pena approfondire un po' l'argomento, anche perché i partiti, specie i piccoli, non hanno interesse, vedremo perché, a chiarire bene il marchingegno.
La legge è stata fatta passare (perché così, nella passata legislatura, la voleva l'UDC , che ha insistito per avere una nuova legge) come una legge proporzionale, appena corretta con un premio di maggioranza (e qui l'UDC ha peccato di scarsa preveggenza, non immaginando di doverla subire nel giro di pochi anni).
Niente di più inesatto. Di fatto, la legge risulta essere maggioritaria a turno unico, con due diverse modalità per Camera e Senato. Per la Camera nell'equivalente di un unico collegio nazionale. Per il Senato nell'equivalente di tanti collegi quante sono le regioni.
Riassumiamo brevissimamente i
contenuti della legge il cui testo può leggersi integralmente cliccando qui. Tecnicamente, la legge modifica la legge precedente e quindi nei suoi articoli fa riferimento agli articoli modificati e aggiunti
Intanto definiamo i
soggetti che partecipano alla competizione. Oltre alle tradizionali
liste, il nuovo articolo 14-bis comma 1 definisce le
coalizioni:
I partiti o i gruppi politici organizzati possono effettuare il collegamento in una coalizione delle liste da essi rispettivamente presentate. Le dichiarazioni di collegamento debbono essere reciproche.
in parole più semplici, esistono le liste (composte da uno o più partiti) e possono esistere le coalizioni di liste collegate. Una lista può decidere se presentarsi da sola oppure in coalizione.
Passiamo poi alla
sostanza, ossia la
ripartizione dei seggi in Parlamento. Esaminiamo la Camera che è più semplice. Il nuovo articolo 83 descrive inizialmente una ripartizione che sembrerebbe proporzionale. E lo sarebbe, di fatto, se la lista o la coalizione vincitrice ottenesse da tale ripartizione almeno 340 seggi. Perché 340? Perché i seggi sono 630 e la sua metà è 315. Con 340 seggi la lista o coalizione vincente avrebbe un margine di 50 seggi sull'opposizione.
E se non li ottiene? Qui interviene il comma 2 dell'articolo 83:
Qualora la coalizione di liste o la singola lista che ha ottenuto il maggior numero di voti validi espressi ai sensi del comma 1 non abbia già conseguito almeno 340 seggi, ad essa viene ulteriormente attribuito il numero di seggi necessario per raggiungere tale consistenza. In tale caso l’Ufficio assegna 340 seggi alla suddetta coalizione di liste o singola lista.
Capito? O hai già ottenuto, proporzionalmente, dagli elettori almeno 340 seggi oppure scatta il
meccanismo maggioritario (altro che premio!) che te li regala d'ufficio. Un
esempio per capire meglio.
Se ci sono 4 liste, A, B, C e D e la lista A prende il 24% dei voti, la B il 25%, la C il 26% e la lista D il 25%, la lista C, essendo vincitrice (relativa), con solo un quarto dei voti si prende la maggioranza assoluta alla Camera. Alla faccia del restante 74% dei votanti. Ecco perché ho definito
maggioritaria e non proporzionale questa legge. E a turno unico, perché a quell'ipotetico 74% di elettori non viene data l'opportunità di scegliere il 2° arrivato nel ballottaggio.
Ci sarebbe poi il capitolo delle varie soglie di sbarramento, ma non mi ci addentro perché credo di aver già messo in evidenza il cuore del problema. Per quanto riguarda poi il Senato, la tragedia si trasforma in farsa. Il meccanismo paraproporzionalmaggioritario è simile, ma applicato a livello di singola regione. Per cui il premio ottenuto in alcune regioni da una lista può essere vanificato dal premio ottenuto da altre liste in altre regioni. Con un possibile risultato di sostanziale parità (come nella legislatura appena conclusa) o, addirittura, con una maggioranza al Senato di segno diverso da quello della Camera. Una vera e propria estrazione della lotteria!
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Rispetto alle elezioni del 2006 il quadro politico è completamente cambiato sia a sinistra che a destra. Con la ricomparsa di un concorrente di centro.
L'elettore si trova davanti un'offerta politica diversa, certamente molto più articolata, con due protagonisti principali, a destra il PdL e a sinistra il PD, e varie liste che hanno deciso di presentarsi e comportarsi come se avessimo ancora una legge puramente proporzionale. Rischiando la scomparsa, per i meccanismi di soglia, e quindi cercando di sottrarre quanti più voti possibili ai due contendenti principali, per evitarla. Sapendo così di concorrere in modo determinante alla eventuale sconfitta di quello più vicino (o meno distante) dei due concorrenti maggiori. Per loro l'avversario da battere non è quello posizionato dall'altra parte, ma il vicino di casa. Della serie "muoia Sansone con tutti i filistei".
Dal canto loro, i due attori principali sono costretti non solo a evitare emorragie da entrambi i lati, ma, per il meccanismo del premio, a menar fendenti sia da un lato che dall'altro. Altro che buone intenzioni di non farsi del male tra cugini! Paradossalmente, il confronto tra i programmi dei due contendenti principali, che in un sistema con questo tipo di meccanismo elettorale dovrebbe orientare la scelta degli elettori, rischia di essere offuscato da un intreccio di contrapposizioni. Con grande confusione per l'elettore. Non c'è coerenza tra offerta politica e strumento elettorale.
L'altra situazione paradossale si ha al Senato. Alla Camera dei deputati un problema di maggioranza non si pone. Chi vince ha almeno 340 seggi. Al Senato, invece, si rischia di non avere un vero vincitore e quindi il gioco delle alleanze, che si voleva evitare, uscito dalla porta della Camera rientra da quella del Senato. Le liste che avevano necessariamente dovuto contrastarsi prima delle elezioni (soprattutto tra cugini) dovranno ora ricercare intese o per confermare in Senato la maggioranza alla Camera o per formare una maggioranza al Senato di segno contrario rispetto alla Camera (ritorno alle urne? come?).
Quanto detto fin qui non fa che confermare, se ce ne fosse ancora bisogno dopo la prova della legislatura appena terminata, la perversione di una legge concepita da menti irresponsabili per rendere volutamente ingovernabile il Paese. Rafforza anche la mia opinione personale che il premio di maggioranza può avere una sua validità solo se sussistono due condizioni: bipartitismo e camera unica.
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Quali gli effetti sui comportamenti da tenere nella nostra campagna a sostegno del PD?
Cercherò di rispondere in un prossimo intervento.
Ferdinando Longoni