Una mano ... dai contestatori
MicroMega e coloro che scrivono su quella rivista non sono mai stati teneri nei confronti del PD formato Veltroni, men che meno il suo direttore, Paolo Flores d'Arcais. Nell'ultimo numero, che consigliamo a tutti di comprare e leggere, sono espresse alcune dichiarazioni di voto, sorprendentemente in maggioranza per il PD, con tutte le riserve e i distinguo del caso, ma per il PD. Non un voto PER, ma ancora una volta un voto CONTRO. E come può essere diversamente se alla quinta elezione si presenta ancora lo stesso personaggio tanto impresentabile quanto i suoi amici di cordata? Chi non riesce a identificarsi in questo PD, pallido ricordo del sognato ULIVO, ha forse delle alternative che non conducano alla catastrofe berlusconiana? Rifugiarsi nell'Aventino? Abbracciare il subcomandante Fausto? La matematica non lascia scelta e le persone responsabili la risposta l'hanno trovata. Dal loro punto di vista ... turandosi il naso, ma con un pizzico di speranza.
Abbiamo già indicato in un
post precedente
l'articolo di Paolo Flores d'Arcais. Qui riportiamo integralmente l'indicazione di voto di Lidia Ravera.
VELTRONI È RIFORMABILE, BERLUSCONI NO
LIDIA RAVERA
Ebbene sì, voterò il Partito democratico. Lo voterò perché non voglio che ritorni un governo Berlusconi. Lo voterò perché non credo che Walter Veltroni, con tutti i suoi difetti, possa essere equiparato al suo avversario diretto, né a lui, né a nessuno dei suoi. Lo voterò perché spero che vinca e che, poi, sia lui l’interlocutore delle mie critiche, dato che lui può essere riformato: contestato, aiutato e migliorato. Lui, Walter Veltroni, sì. Silvio Berlusconi no. Silvio Berlusconi può soltanto essere mandato al macero, come i giornali dell’altro ieri.
Voterò il Partito democratico anche se il passaggio dall’Assemblea costituente all’assemblea costituita mi ha delusa un pochino. C’erano due grandi novità: la democrazia di genere e la presenza di una certa quota di « società civile » nella grande assise dei costituenti e, più significativamente, nelle tre commissioni, carta dei valori, codice etico e statuto, fondate al nobile scopo di introdurre qualche novità teorica, metodologica e morale, atta a sostanziare la diversità del nascente partito rispetto a tutti gli altri. Bene (cioè male): la democrazia di genere, cioè il 50 per cento della rappresentanza alle donne (a tutti i livelli, non soltanto, come sempre, piano terra e basement, detto anche cantina), è diventata un 34 per cento che è un passo avanti, ma ci lascia nel limbo del caro vecchio paternalismo: io ti scelgo perché sono buono, ma siccome noi maschi siamo maggioranza e io sono l’esemplare dominante di questa razza maschia, sono e sarò sempre, come del resto sono sempre stato, io che decido.
Quindi: democrazia di genere, rimandata a data da stabilirsi. Quota di società civile?
Scarsina, se per « società civile » si intende quelli che, negli anni del governo Berlusconi, si sono dati da fare nelle piazze e sui giornali e nelle assemblee e nei teatri secondo una concezione etica e passionale della politica, esercitando per vivere, fatto non secondario, un’altra professione.
Non ci ho fatto grande attenzione, ma mi pare sia stato invitato a trascorrere dalla assemblea costituente all’assemblea costituita soltanto
Giovanni Bachelet.
Il che è bene (Bachelet è un ottimo compagno di lotta e di governo) ma è un po’ pochino.
Abbondano, invece, imprenditori e «giovani».
Entrambe categorie che si sono viste poco in piazza, nelle assemblee, sui giornali e nei teatri nei cinque anni della nostra «passione», quando al governo c’era Berlusconi.
Mi si è conficcato nel cervello il sospetto che si preferisca, per rinnovare la politica, qualcuno che non l’ha mai fatta, a qualcuno che promette di farla in un modo diverso.
Eppure voterò per il Partito democratico e cercherò di convincere tutti i delusi e tutti i riottosi di sinistra a votare per il Partito democratico.
Primo argomento:
cari compagni, in fondo, che cos’è un voto? Un voto è una piccola cosa. È un minimo democratico gesto che serve a ridurre i danni di una cattiva gestione della cosa pubblica, in un paese già ferito dal debito, dalla generale inefficienza, dalla persistenza del male mafioso, da un sistema di valori corrotto da familismo e individualismo, dalla presenza ingombrante e dall’ingerenza offensiva del Vaticano.
Compito del voto è mettere fuori gioco il centro-destra. Punto e basta.
E banale? Siete stufi di votare turandovi il naso? L’avete fatto troppe volte? Chi se ne frega: fatelo ancora. Preparatevi a rifarlo anche fra cinque anni e anche fra dieci. Il partito buono non esiste. Il partito buono siamo noi, che stiamo fuori, e che facciamo sentire la nostra voce tutte le volte che serve.
Secondo argomento:
cari compagni, voi che avete deciso di non votarli più (gli ex Pci/Pds/Ds, attuali Pd) dopo averli votati, sotto un tot di variabili consonanti, da bravi, chi per 30 chi per 40 anni, per dar loro la lezione che si meritano: la conoscete la storiella di quel signore che, essendo stato tradito da sua moglie e non volendo più farla contenta a letto, si tagliò i coglioni?
Sapete come è finita? Lui morto dissanguato, e lei a letto con un altro.
Vi sembra un lieto fine?
Terzo argomento:
cari compagni, credeteci o no, ma lì dentro, nel Pd, nei mesi in cui mi sono data da fare nella commissione Codice etico, a parte qualche mega trombone e qualche funzionario regionale che interveniva come i cani fanno pipì, per marcare il territorio, ho conosciuto ottime persone. Gente colta intelligente e per bene, conscia dei limiti della politica e consapevole dell’urgenza di cambiare le regole del gioco. Gente capace di ascoltare e di recepire con gratitudine il messaggio di libertà (mentale e materiale) di chi ha sempre fatto politica senza mai chiedere niente in cambio.
P.S. Dice, il caro compagno: ma perché non puoi votare la Sinistra arcobaleno allora? Non preferisci la loro franca retorica comunista alla retorica della mediazione, ai «ma anche», ai buonismi inclusivi eccetera eccetera? No, non la preferisco. Mi pare che riempirsi la bocca di lotta di classe quando, in due anni di governo, non si è riusciti neanche a fare una legge sul conflitto di interessi, sia peggio ancora che leccare il presepe della socialdemocrazia. Mi pare che la sinistra, se non è morta come dice Veltroni, va reinventata, ma non da Bertinotti. Da noi.
COMMENTI:Cara Ravera,
condivido tutto quanto hai detto sulle elezioni e se mi permetto di usare il Tu, è perchè sono un vecchio architetto che ha sempre amato condividere i problemi del corretto progettare, un vecchio professore i cui allievi ancora oggi ricordano il giorno in cui si sentirono persone responsabili perchè non mi scandalizzavo se mi davano del tu, perchè nei tanto mitizzati anni '68 mi impegnai, purtroppo invano, perchè la scuola si accorgesse della grande occasione che aveva di aiutare i giovani a scoprire la democrazia. Oggi qualcuno mi direbbe: ma lascia perdere; guardati le telenovele di turno; ma preferisco ancora incavolarmi ascoltando fino a notte inoltrata le tante peregrine argomentazioni di candidati improvvisati spesso scopertamente alla ricerca del proprio panino quotidiano. Qualcosa di positivo riesco a riscoprirlo.
Malgrado certe riserve è di gran lunga migliore la scelta di votare Veltroni e la lista PD.
Permettimi due sintetiche osservazioni:
- Non sorvolare in modo affrettato il problema del cattolico, cittadino laico, nei confronti di una sua ipotetica non necessaria sudditanza alla struttura temporale del Vaticano. Come hai capito sono un cattolico pienamente convinto del suo credo e, proprio per questo, mi sento libero di votare senza condizionamenti se non quelli determinati dal mio voler conoscere il più possibile per poter scegliere con coscienza.
- Suggerisci le motivazioni, se ne hai l'occasione, perchè non è opportuno parlare, in tema dei Lavori Pubblici, del mitico ponte
sullo Stretto di Messina. E' il vecchio professore di infrastrutture per il territorio che rileggendo la diffusa letteratura intorno alla decantata opera che tanto lustro darebbe all'Italia, non ha letto alcuna sottolineatura sulla vulnerabilità dell'opera stessa.
E' una opera tecnologicamente fattibile ma, proprio per l'esasperazione di alcune soluzioni che affidano ad alcuni grossi cavi il sostegno dell'impalcato viario, facilmente danneggiabile da un qualsivoglia nemico: l'esperienza tragica delle Torri gemelle di NewYork docet. Credo che il gioco ancora non valga la candela, specie in presenza di altri sistemi di trasporto attualissimi.
Se fossi ancora a scuola con i miei allievi geometri, per risvegliare la loro attenzione in prossimità dell'ora di pranzo, mi sarei inventata questa spiegazione: immaginate di voler conservare dei salami nella cantina. Per evitare che un malintenzionato ve li faccaia cadere tutti in una volta, cosa suggerite? - appenderli tutti ad un unico filo della biancheria stesa, o - appenderli separatamente a differenti ganci? O cercare di conservarli trovando una soluzione alternariva? Suona la campanella e usciamo !!!
Scusa queste digressioni forse non opportune, ma ti ringrazio per avermi fatto certo che il mio voto non sarà buttato tra le ortiche. Buon lavoro, convinto che vale la pena impegnarsi per la democrazia. Rodolfo Grasso
Mi sarebbe piaciuto commentare adeguatamente l'intervento di Lidia Ravera.
Putroppo, riesco solo a convenire con lei che votare PD è l'unica cosa che
ci resta da fare.
Magari turandosi il naso. Ecco, forse la cosa che scotta di più è proprio
questa. Fare come facevano i buoni borghesi venti-trent'anni fa, quando si
turavano il naso e votavano DC, mentre noi, gli idealisti, quelli che sognavano
un mondo nuovo, un'Italia migliore, s'incaponivano orgogliosamente a votare
a sinistra.
Sono stato giovane e sono cresciuto negli ideali della Resistenza. Sono
diventato vecchio e il sogno di un'Italia migliore è rimasto tale, ma è anche
rimasto l'imperativo categorico di resistere, sperando che i miei figli riescano,
un giorno, a vivere in un paese all'altezza dei principi di ogni cittadino onesto.
Piero Filotico