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sabato 19 aprile 2008
Caro Romano Prodi
a cura di RNxPD
(06:58)
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera aperta al Presidente del Consiglio uscente e al Presidente del PD dimissionario. Siamo certi che molti di noi condivideranno il suo contenuto.


Caro Romano Prodi,

Le scrivo all'indomani dell'annuncio delle Sue dimissioni dalla presidenza del partito Democratico. Si sono appena svolte le elezioni che hanno consegnato per la terza volta l'Italia nelle mani di Berlusconi. Indubbiamente speravamo in un esito diverso: la vittoria del PD avrebbe concluso un'epoca iniziata nel 92, con le inchieste sulla corruzione, e che qualcuno ha chiamato Seconda Repubblica. Un'epoca contrassegnata da grandi contrapposizioni, ma soprattutto segnata dalla presenza condizionante di Berlusconi.

Quest'epoca, invece, non si è conclusa e credo che questo voglia dire che il momento della rinascita dell'Italia sia ancora di là da venire. Al contrario si è conclusa l'epoca del Suo intervento in politica, ed è di questo che voglio parlarLe.

Voglio ringraziarla per tutto quello che Lei ha fatto per l'Italia in questi anni.
Nel 96 ho partecipato per la prima (e ultima, finora) volta attivamente a una campagna elettorale. E l'ho fatto perché mi sembrava che Lei proponesse qualcosa di veramente diverso, finalmente.

I comitati per l'Ulivo sono stati un momento di straordinaria spinta democratica. Tante persone fino a quel momento estranee al giro dei partiti si sono impegnate con entusiasmo, hanno messo in gioco la loro fantasia e le loro energie per portare nella politica italiana qualcosa di nuovo. L'esempio più lampante di questo era il programma: fino a quel momento i programmi non esistevano, e seesistevano erano ben nascosti; esistevano solo le promesse elettorali.

Poi il Suo primo governo, un governo serio (l'unico che nella mia vita mi sia capitatodi ammirare in Italia) pieno di persone competenti, in cui i partiti rimanevano ai margini del consiglio dei ministri. Riforme che hanno lasciato il segno (la Bassanini, la legge Ronchi, gli esami di maturità di Berlinguer, il pacchetto Treu...). Purtroppo la Sua fine ingloriosa è stata decretata proprio per i motivi che ci hanno fatto amare quel governo: l'indipendenza dai partiti, il controllo della spesa pubblica, le riforme impopolari.
D'Alema, con l'aiuto di Bertinotti e di altri la fecero cadere pensando che fosse giusto sacrificare il bene dell'Italia sull'altare delle loro ambizioni personali e della politica al servizio dei partiti.

Poi dopo la Sua parentesi europea Lei ha dato altri importanti contributi: l'introduzione delle primarie (che più di un dispiacere hanno dato a certi partiti, dimostrando quanto esse fossero necessarie), e soprattutto il sogno del PD che Lei ha portato avanti già dal 95, attraverso molte, forse troppe, tappe intermedie.

Naturalmente questo non vuol dire che non abbia commesso errori, e che nelle Sue due esperienze di governo non avrebbe potuto fare meglio, anche se in questo è stato fortemente limitato dai partiti che la sostenevano.

Sono convinto che quando qualche anno sarà passato e sarà possibile una lettura più obiettiva della storia politica di questi anni, il Suo contributo al rinnovamento politico in Italia sarà pienamentericonosciuto e Lei sarà considerato un grande statista.

La Sua uscita di scena netta e serena, senza scene madri e senza ripensamenti, non fa che confermare questa mia opinione. E quindi non mi resta che augurarLe di potersi dedicare ai Suoi nipoti e ai Suoi studi e alla Sua amata bicicletta.

Con stima e gratitudine,

Paolo Dall'Aglio

COMMENTI

Condivido pienamente quanto espresso nella lettera e spero in un ripensamento dello stesso Prodi anche se non mi faccio troppe illusioni in merito (grazie comunque).
Forse nel 2006 doveva spiegare a tutti gli italiani, a reti unificate, quali fossero le reali condizioni economiche del nostro paese (lasciate dal precedente governo) e quale la cura di lacrime e sacrifici per risanare prima e sviluppare dopo.
Ed ora speriamo che Dio ce la mandi buona.
Ciao

Francesco Marchetti Franchi


Condivido la linea di pensiero. Troverete alcuni post che sostengono la stessa tesi nel mio blog .: http://enzorusso2020.blog.tiscali.it/ e perciò non mi diffondo. Ricordo che se in fatto il sistema è semipresidenziale o del tipo governo del premier, non c’era posto per un secretario politico del PD. Non c’è in America. Non c’è in Francia, in Germania e in Ignhilterra. Ci poteva essere spazio per un segretario orgainzzativo e basta. Per me Veltroni ha contribuito a far cadere Prodi. Ed ancora che bella innovazione quella di Veltroni se poi avvantaggia solo l’avversario?!
Non ultimo, non si ristabiulisce il contatto con la gente con delle primarie fasulle.

Cari saluti.

Enzo Russo