Voci indipendenti di liberi cittadini nella costruzione e nella vita del partito nuovo
giovedì 17 aprile 2008
IL SOGNO INFRANTO
una sconfitta che arriva da lontano
a cura di Nando
(01:11)
All'appuntamento sinfonico di questo martedì la quinta sinfonia di Mahler, diretta mirabilmente, avrebbe dovuto cancellare dalla mia mente, almeno per 70 minuti, l'angoscia di queste ore. Le travolgenti e bellissime note e la perfetta sintonia dell'orchestra non sono riuscite ad attenuare la delusione per un sogno infranto. Anzi, quella bellezza ha semmai accentuato, per contrasto, l'orrore per un'Italia consegnata a un berlusconismo non più dilagante, ma ormai pienamente dilagato nel Paese. Da Nord a Sud. Confesso che all'adagietto gli occhi mi si sono riempiti di lacrime. Colpa forse di un inizio di raffreddore.

Non voglio cadere nella retorica e nel sentimentalismo, e voglio anche assolutamente evitare di imbarcarmi ora nell'analisi dei flussi migratori dell'elettorato per capire, giustificare, incolpare, trovare capri espiatori, magari per azioni compiute nelle ultime settimane. Un serio studio di questi flussi richiede strumenti che io non ho e altri lo stanno già facendo in queste ore. Forse potranno spiegare l’incredibile aumento di consensi alla Lega di Bossi.

Così come, in un'ottica di lungo periodo, si dovrebbero definire oggi le strategie del domani, invece di limitarsi a una tattica del giorno per giorno, analogamente, ma in maniera speculare, nell'esame del presente, se lo si vuole realmente capire, si deve tornare indietro nel tempo, anche parecchio, ed esaminare le nostre decisioni o non decisioni strategiche prese (o non prese) in passato e che hanno determinato il presente. Invece di limitarci a discutere e litigare su episodi, spesso marginali, avvenuti ieri mattina.
Il presente è determinato in larga misura dalle scelte strategiche compiute in passato.

La cocente sconfitta del 13-14 ha origini lontane. E molti genitori.

Uno solo ha il pieno diritto di uscirne a testa alta: Romano Prodi. E con lui quei pochi collaboratori di governo che nel ’96-98 e nel 2006-2008 hanno salvato l’Italia dalla catastrofe economica verso la quale era inesorabilmente avviata. Anche lui ha certamente commesso errori, derminati però essenzialmente dall’impossibilità di agire come avrebbe voluto, e come le circostanze imponevano, a causa della fragilità e litigiosità delle coalizioni che avrebbero dovuto appoggiarlo. Nel primo come nel secondo tentativo.

Ma Prodi non si è limitato a salvare economicamente l’Italia, prima facendola entrare nell’Euro, poi risanandola dai guasti prodotti da Berlusconi, Tremonti e soci.
Prodi aveva indicato una strategia politica di lungo respiro. Aveva ripreso, adeguandola alla nuova realtà italiana e globale, l’idea di Moro e di Berlinguer del compromesso storico. Esperienza interrotta tragicamente sul nascere, come sappiamo. Come loro avevano compreso che solo un patto tra le due principali forze politiche, DC e PCI, poteva consentire di affrontare e superare i problemi italiani, così egli aveva intuito che solo la collaborazione tra le diverse componenti progressiste presenti nella società italiana (cattolica, liberale, socialista, comunista) avrebbe potuto far fronte alle sfide globali del nuovo secolo, superando anche la crisi della politica italiana, esplosa con tangentopoli e che già cercava nel nascente berlusconismo una via di fuga inadeguata e pericolosa.
Questa collaborazione aveva preso l’avvio con L’ULIVO, nel ’95. Nato per contrastare Berlusconi alle elezioni del ’96 come cartello elettorale tra tutti i partiti di centrosinistra, eccetto Rifondazione Comunista che optò per la desistenza, ebbe un successo che nemmeno i partiti che vi aderirono si aspettavano. E questo fatto non fu colto come quella eccezionale opportunità che era (capitata proprio nel momento giusto, per ricreare il rapporto di fiducia tra cittadini e politica e rilanciarla rivitalizzandola), ma percepito e interpretato dalle segreterie come un pericolo per le loro posizioni di potere. È cominciata allora la sconfitta di oggi. Quando non si è avuto il coraggio, la lungimiranza, la volontà di avviare subito un generoso ed entusiastico processo di creazione, nelle forme e nei tempi più adeguati e ‘morbidi’ per integrare le diverse culture politiche, di un nuovo soggetto politico. Si è invece percorsa la strada delle furbizie, dei divieti incrociati, degli ammiccamenti perfino con la parte avversa, dello sbriciolamento, dei successivi distacchi.

Il PD è giunto tardi, troppo tardi, ormai ridotto a due sole componenti, e nemmeno complete, dopo aver perso per strada pezzi e, quel che più importa, dopo aver logorato completamente il credito ricevuto, a più riprese, dall’elettorato di centro sinistra. Non credo che, a quel punto, Veltroni potesse fare molto di più, così come non credo che altri avrebbero potuto condurre una campagna elettorale mediaticamente più efficace, Anche la scelta di correre da solo era politicamente inevitabile. I fatti hanno dimostrato che non sarebbe stato un altro 3,1% a consentirci di superare il treno di Berlusconi. Forse imbarcando tutti ne avremmo persi altrettanti. Due colpe a Veltroni però le attribuisco: non aver capitalizzato i risultati di risanamento economico (notevolissimi) del governo Prodi (e non solo quelli) e aver contribuito, non so quanto consapevolmente o inconsapevolmente, volutamente o involontariamente, ad accelerare il processo di crisi.

Sull’antagonismo tra cultura di governo e cultura di opposizione, che sono alla base di entrambe le crisi dei due governi Prodi (la prima volta direttamente, la seconda come risultato di un logoramento continuo di immagine), dovremo tornare. Anche per capire bene il perché della vaporizzazione elettorale di questa sinistra.

Cosa fare adesso? Francamente non lo so. So però cosa non si deve fare. Non si deve distruggere quanto si è venuto formando da ottobre e consolidato durante la campagna elettorale. Esortazione, la mia, che dovrebbe essere superflua. Ma, purtroppo, credo che non lo sia, perché in queste situazioni sono troppo forti nella nostra cultura le propensioni all’autolesionismo e al gioco al massacro.
Cerchiamo invece di far crescere, fiorire e dare frutti all’albero appena piantato (seppur tardivamente).

Ferdinando Longoni

COMMENTI

Ahimé, cari amici,
mi sembra invece che si stiano giá profilando, ancora una volta, le condizioni per il massacro reciproco.
Ma come é possibile che Di Pietro e i suoi non capiscano che se hanno raggiunto il risultato che oggi hanno é solo per aver deciso di unirsi al PD e al suo progetto e si lasciano invece accecare (ahi, come é logoro questo copione!) dal falso miraggio della "visibilitá" e differenziarsi quindi all'interno del gruppo parlamentare? E gli accordi raggiunti prima della campagna elettorale? E le vanterie di essere seri e coerenti?

Piú che la sconfitta in se' - che pure fa male, eccome! - é deludente vedere che ci si arrabatta sempre con questi giochini del distinguo e della pessima interpretazione del significato del voto: a furia di volersi far tornare sempre i conti non ci si ricorda piú da dove si é partiti e ci ritrova per strada.

Cari saluti,
Lucia

Grazie a Nando per aver rotto il silenzio, in cui ci siamo un pò tutti rifugiati nella nostra disperazione; io perfino non riuscendo nemmeno a "rallegrarmi " con Giovanni perchè lo stesso verbo rallegrarsi mi dava, e mi da ancora, fastidio. L'analisi sintetica di Nando perdipiù è corretta e condivisibile, semmai verrebbe la voglia di precisarla con nomi e cognomi, con particolari e vicende, fino alla formazione delle liste, ma la carità di patria lo sconsiglia. Bisogna concentrarsi sul futuro e, da subito, sui ballottaggi di Roma: poi affronteremo la nuova drammatica situazione che si è creata, e la gravità delle condizioni culturali del paese come sono emerse.

Un abbraccio a tutti
Paola Gaiotti


Io penso che questa sconfitta non e’ proprio una sconfitta vera. Sicuramente, le analisi fatte, che partono da lontano, ci sono tutte, ma , secondo me, un partito che ha solo 7 mesi scarsi di vita e che ha ottenuto un cosi’ largo successo, e ‘ assolutamente una “ vittoria” ai punti, come si dice nel pugilato.Certo , gli errori da correggere ci sono, ma c’e’ tutto il tempo di creare ora una struttura piu’ solida e di lunga gittata, non indulgendo nell’autolesionismo. L’importante e’ radicarsi nel territorio, intercettare i problemi della vita di ogni giorno, come dice Massimo Cacciari, vivere dal di dentro i problemi della gente comune nelle periferie, nei negozi, nei quartieri delle grandi e piccole citta’.
Non e’ impossibile accettare le sfide dell’Italia del 21° secolo.
Maria Golini


Sono perfettamente d'accordo.
Di solito chi e' d'accordo e' inutile che lo dica ( scriva ) , a meno che non elemosini gratitudine , che non e' il caso, ovviamente.
Ma in questo caso la lucidita' dell'analisi merita un tentativo di chiosa .
La conclusione ? Non voglio spargere troppo pessimismo , ma forse la sola cosa non detta e' che , dal 1994 in poi , l'italietta e' peggiorata , costantemente .
E qui non parlo solo dei dati economici agghiaccianti riassunti due giorni fa dal Sole24Ore( ultimi in tutto , debito pubblico , sviluppo , PIL ecc) , che pure pesano , ma della cultura , delle speranze , dela laicita' intelligente.
Le televisioni berlusconiane , seguite a ruota dalla rai , unitamente ai discorsi , alle promesse elettorali , alle pretese delle caste , tutte indirizzate unicamente alla " pancia" della gente, e mai al cuore e all'intelligenza , salvo sparute eccezioni , hanno ridotto questo paese al punto in cui siamo. Al punto di far vincere alla grande chi mente per abitudine e svillaneggia chi qualcosa di serio ha tentato di fare.
Non intendiamo mollare , ma se questo paese non si raddrizza moralmente ( e non parlo di morale cattolica ) saremo sempre una rispettabile ma costante minoranza.

Stefano


Auguri a Giovanni Bachelet per il suo nuovo lavoro in una stagione non facile, non solo perché siamo all’opposizione.

Condivido l’analisi presentata in questa mail e ricordo il dolore provato quando si riuscì a varare solo ‘un triciclo’ su un’alleanza che ci aveva fatto sognare! Ma forse i tempi non erano maturi!?? Quando lo diventeranno? Il nostro male sono state le divisioni e non solo a sinistra, ma anche al centro.

Grazie per il vostro lavoro

Maricla


L'articolo di Nando Longoni è lucido ed equilibrato.Purtroppo è così.
Vediamo di non distruggere quanto si è creato.
C'è un domani.

Massimo Tarantino

Caro Nando, hai ragione!
ma è dal 96 che sto tirando la carretta per l'ulivo e sinceramente sono un po' stanco.
Vorrei tirare il fiato.
Comunque sono sempre qui.
ciao
Franz

p.s.: Sono contento che Bachelet ce l'abbia fatta!


Grazie di cuore, Nando.
Myrthia


Mi decido a scrivervi per chiedere di farvi promotori di una lettera aperta a Romano Prodi per riconoscergli quello che di molto importante e lungimirante ha fatto ogni volta che è stato primo ministrto; e non solo sul piano economico....principalmente in quest'ultimo governo,durante il quale si meriterebbe addirittura il nobel-della-pazienza !!...( come ho già sentito dire)
E' sorprendente e anche grave che nella campagna elettorale del PD e in altre occasioni tutto questo non sia stato messo nel dovuto risalto , anzi addirittura si è parlato di "pesante eredità" !!! quando invece si deve parlare di "importante eredità".
Spero che la mia sollecitazione non venga cestinata ,almeno perchè viene da una elettrice che non ha alcun incarico pubblico da difendere e che cerca d'informarsi .
Colgo l'occasione per ringraziare i 4 studenti che hanno compilato il testo "economia italiana: un confronto per le elezioni" e complimentermi per la chiarezza.

Aspetto almeno una risposta personale.
cordialmente e buon lavoro ,lavoro che io apprezzo e per cui vi ringrazio!

Agnese Portioli


Scrivo un ulteriore commento al “sogno infranto”.
Devo dire che scrivo oggi 23 aprile, dopo le vicende Alitalia e tentativi di tessere la tela del futuro Governo; sinceramente, non pensavo che la futura nuova compagine venisse cosi’ presto a piangere sulla spalla del vecchio esecutivo , anche se alcuni segni me lo indicavano. Cosi’, mi collego al pensiero di Pio Cerocchi : purtroppo , e dico purtroppo, non sembrerebbe che il Partito Democratico possa avere davanti a se’ un lungo periodo di crescita in sana opposizione. Penso che ci si debba gia’ un po’ attrezzare per “vincere” domani. E’ una constatazione, non un mettere il carro avanti ai buoi. Spero di sbagliarmi e che ci sia un po’ piu’ di respiro.
Maria Golini