Voci indipendenti di liberi cittadini nella costruzione e nella vita del partito nuovo
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lunedì 19 maggio 2008
Se non ora, quando?
a cura di RNxPD
(11:05)
Agli interventi di Ferdinando Longoni e di Paola Gaiotti, entrambi centrati sul concreto problema del “che fare?” sul tavolo – e con cui naturalmente concordo - si aggiunge l’opinione di Edmondo Berselli su L’espresso di questa settimana (‘Sapere dove si va’). Conclude Berselli: “…Ma nel frattempo si potrebbe cercare una strada, un’idea, un partito. Non c’importa nulla sapere chi siamo e da dove veniamo: ma almeno sapere dove andiamo, questo sì, sarebbe utile.”
Condivido, ma dissento vigorosamente per la parte centrale: sapere chi siamo e da dove veniamo ha la sua importanza, eccome. E dovremmo ricordarcelo costantemente, se vogliamo dare un senso agli obbiettivi e alle strategie che guardano al domani. E’ fondamentale tenere presenti le ispirazioni e i concetti che hanno animato il PD fin dagli inizi, circa quindici anni fa.

Fu allora che alcuni studiosi, intellettuali, semplici cittadini, di diversa estrazione politica, incoraggiati da Arturo Parisi, cominciarono a teorizzare il progetto di un partito ‘democratico’. Si parlava e si discuteva di un partito aperto al dialogo con tutte le componenti politiche riformiste, attento alle istanze della gente come alle evoluzioni culturali, sociali, di costume, vicino alla vita reale, e quindi che sapesse e volesse interpretare le tendenze, anticipando il futuro; un partito dove donne e giovani fossero adeguatamente rappresentati, dove la volonta’ della maggioranza fosse accettata e lealmente rispettata, dove la base fosse tenuta nella giusta considerazione.

Si cercava come gettare le basi di un partito nuovo che potesse rispondere adeguatamente alla volonta’ di partecipazione dei singoli e non la ignorasse, abbandonando definitivamente ogni disperato tentativo di tenere in vita le vecchie strutture dei vecchi partiti che si stavano esaurendo da soli, che avrebbe ricostruito il rapporto tra politica, societa’ e territorio. Un partito dove la questione morale sarebbe stata un imperativo categorico, per riportare alla luce il senso del dovere, la coscienza civile, ridare un’etica a questo paese; per non dare tregua alla corruzione, all’evasione fiscale, allo spreco, a cominciare dal parlamento e dalle istituzioni dove stipendi, vitalizi, spese dovevano essere ricondotti alla media europea e ogni forma di contributo statale ai partiti, nel rispetto della volontà popolare espressa dal referendum, sarebbe stata annullata.

Questo partito avrebbe avuto veramente a cuore l’Italia. Attuando riforme in ogni aspetto possibile della vita del paese, a partire da una scuola democratica non solo a parole, vista come elemento di promozione sociale, gratuita ed efficiente, dove insegnare la Costituzione, il senso delle regole, il valore del merito, i doveri e i diritti dei cittadini. Per farle recuperare il suo ruolo di formazione della coscienza civica degli italiani di domani e di supporto alla guida morale delle famiglie, così da ricostituire il circolo virtuoso che fa grandi le nazioni. E poi diritti civili estesi a tutti: per prima cosa la difesa dei deboli, delle minoranze, degli immigrati, dei diseredati, di chi diritti non ne ha; garanzie per l’ordine pubblico, la sanita’, la giustizia, la liberta’ d’informazione, l’attenzione al sociale, la ricerca, l’energia, l’arte, la cultura. Leggi comprensibili, fatte bene e fatte conoscere. E liberta’ di religione in uno stato laico e pluralista, per non essere piu’ l’anomalia d’Europa.

Il partito nuovo si sarebbe battuto per tutto questo, coerente con i valori oggettivi di una società moderna e coi suoi ideali; un partito più che credibile, affidabile, responsabile, consapevole dell’impegno di render conto del suo operato e aperto al costante ingresso dei migliori tramite il ricambio. E la sua anima, un’anima ispirata dalla Costituzione della Repubblica, sarebbe stato lo statuto, firmato e sottoscritto da vertici, iscritti, simpatizzanti, rappresentando per tutti i cittadini democratici - non importa se di sinistra, di centro o di destra - un solido punto di riferimento.

Le primarie dell’ottobre 2005 diedero la prova clamorosa che il progetto era sulla strada giusta. I movimenti, le associazioni, i gruppi organizzati si erano nel frattempo moltiplicati, la coscienza civile si andava mobilitando, c’era l’entusiasmo genuino, la netta percezione che il colpo d’ala era ormai prossimo: il popolo democratico aveva democraticamente eletto il suo leader e si era alla vigilia della nascita del partito nuovo, il partito-motore, propulsivo, capace di incidere nella realtà del paese con la forza delle idee e dei fatti, che avrebbe arrestato il declino della nazione dando luogo una nuova fase nella vita del paese aperta a tutti i cittadini di buona volontà e disegnando un nuovo percorso verso il quale incamminarsi per poter lasciare un’ampia traccia per i giovani, i nostri figli.

Ecco, guardando all’oggi c’è domandarsi dove sia andato a finire tutto questo.
Ma allo stesso tempo non è di poco conforto constatare che esiste e resiste la serena consapevolezza che nessuna di quelle idee è andata persa per strada, che tutto quello che volevamo lo vogliamo ancora e più di prima, che il progetto è vivo e pulsante. Che nessuno di quelli che crede per davvero nell’idea ha rinunciato.
Qualcuno ha detto: “Non osiamo perche’ le cose sembrano difficili, ma le cose sembrano difficili proprio perche’ non osiamo”. Questo a me pare il momento ideale, spero non l’ultimo, per osare e anche per sorprendere. Se non ora, quando ?

Piero Filotico
19.5.2008