... vi mando un testo che vi ho annunciato giovedì.In occasione di un assemblea di donne romane convocata nel circolo Ds di via Sebino, ho presentato un documento che è stato sostanzialmente accolto da tutta l' assemblea, che si è sciolta con l'indicazione che un comitato di redazione lo integrasse con gli apporti del dibattito ( non molti) . Poichè non è stata decisa la composizione del comitato di redazione ho apportato le aggiunte necessarie al mio testo e l'ho mandato ad Antonella Cantaro, responsabile regionale donne ( ovviamente nominata da Zingaretti in quanto già responsabile DS) che mi ha assicurato che non sarebbe stato insabbiato. Dal 19 giugno non ne ho più avuto notizia. Ritengo che a questo punto sia bene che vada sul blog, riprendendo queste mie precisazioni.
Paola Gaiotti
Documento donne PD Lazio
Proposta di Paola Gaiotti
Il 50% di donne proposte nelle liste delle primarie e elette negli organi costituenti del Partito Democratico è stato, in termini di sostanza e in termini di immagine, il più forte, perché simbolicamente più immediato e efficace, elemento di novità del PD.
Il processo di costruzione del PD ha proceduto in modo fortemente contraddittorio con quella scelta iniziale.
La presenza paritaria delle donne, applicata nell’Esecutivo nazionale, nelle Commissioni dello Statuto, della Carta dei Valori, del Codice Etico, è stata largamente smentita, oltre che fra le candidature a segretario regionale, nella scelta dei coordinatori provinciali. I numeri elefantiaci delle direzioni locali hanno svuotato la loro funzione decisionale a favore di gruppi ristretti non elettivi, sostanzialmente maschili; quasi ovunque la prima selezione di classe dirigente a livello locale non ha comportato un’autentica selezione dal basso, grazie a liste bloccate e ad accordi intervenuti fra pochi soggetti.
Il trend negativo è emerso anche nella formazione delle liste. La brevità della legislatura uscente ha reso inevitabile la riduzione della presenza femminile al 30%: ma la formazione delle liste ha aggravato questa scelta, attraverso una cooptazione centrale che non ha interpellato le donne, la collocazione in moltissime circoscrizioni di 5 o 6 donne agli ultimi posti, il mancato raccordo con la società civile femminile, le sue leadership, i suoi saperi. Ancora più gravi i risultati al Comune di Roma, dove il risultato, con solo una donna nelle liste del PD, rappresenta un minimo storico.
Questo bilancio inquietante, non è senza effetti sulla sconfitta elettorale: si pensi all’alto astensionismo di sinistra da una parte e dall’altra l’immagine di novità recitata da candidature femminili avverse, quand’anche totalmente arbitraria e negativa, giocata su una concezione maschilista del protagonismo femminile.
Le donne del PD non possono ulteriormente né subire né contribuire allo svuotamento di quell’immagine di novità e sono chiamate ad un protagonismo diretto in tutte le sedi del partito, a rendere politicamente reale, significativo, pesante, il 50% che si sono conquistate.
Rendere pesante il loro 50% deve significare per le donne condizionare il loro appoggio, che è determinante, ai candidati alle cariche decisionali, solo in presenza di impegno in questa direzione.
Non possiamo dunque non condizionare il nostro voto a una serie di impegni formali dei candidati a segretario regionale.
- Le donne sanno di dover assumere in prima persona la battaglia per una effettiva democraticità e rappresentatività delle decisioni nel partito, una battaglia che non riguarda solo le donne ma che è la condizione per il rinnovamento della società italiana. Occorre in particolare: rifiutare elezioni preconfezionate, impedendo ogni tentazione di spartizioni improprie per garantire sistematicamente “ la persona giusta al posto giusto” ; non riproporre organi decisionali elefantiaci che producono solo frustrazione e senso di inutilità; valorizzare il contributo diffuso degli eletti negli organo nati dalle primarie organizzando gruppi di lavoro tematici, che siano veri e propri laboratori politici, a partire da quello per lo Statuto, per il regolamento delle primarie; statuire su incompatibilità di incarichi, garantire un rapporto più efficace fra le decisioni dei gruppi dirigenti e la vitalità partecipativa dei circoli; costruire forme democratiche di coordinamento fra i circoli in ogni municipio. Questo perché le pratiche di cooptazione, di perpetuazione oligarchica rappresentano in sé la perpetuazione del monopolio maschile. Una selezione democratica corretta è perfino più importante per le donne del pur positivo effetto delle quote.
- E’ necessario invertire subito la tendenza al monopolio maschile degli incarichi direzionali. Sappiamo che questo dipende in parte da noi. Occorre che fra le donne maturino le condizioni di un sostegno efficace e concordato a candidature femminili adeguate, politicamente rappresentative, condivise, per le quali esistono tutte le premesse, salvo il nostro stesso ritrarsi dalle battaglie politiche personali. La dirigenza politica deve però impegnarsi a stimolare positivamente candidature autonome delle donne senza pretendere di utilizzarle in una logica spartitoria.
- Il partito deve garantire che possa esprimersi un di più di protagonismo e di determinazione femminile per imporre un’ottica di genere a tutto il processo politico, dal dibattito alle decisioni. Le donne sono già in grado di contribuire a una lettura più accorta delle emergenze che sono di fronte a noi, dalla pauperizzazione alla sicurezza, dall’integrazione dell’immigrato alla organizzazione ei servizi, dalla mobilità alla precarizzazione del lavoro. Ma va costruita l’abitudine a valutazioni dì’impatto di genere per ogni politica, diffusa a tutti i livelli, attenta non solo agli interessi femminili più immediati, ( lavoro, servizi, mobilità, antiviolenza, lavoro di cura, ecc.) ma al quadro complessivo delle sfide della globalizzazione, dalla politica internazionale all’ambiente, dall’ emergenza alimentare alla laicità, dalle questione etiche all’integrazione multiculturale, in cui un’ottica di genere si rivela sempre più centrale. Si tratta di una sfida culturale che ha bisogno di luoghi di confronto, riflessione, aggregazione politica, non burocratici e non predeterminati nei loro esiti. una ipotesi che può entrare nella categoria dei Forum o delle Assemblee di genere previsti nello Statuto nazionale del partito, con adesione volontaria, di donne e anche di uomini a ciò interessati E si tratta comunque anche di un’occasione in più offerta alle donne interessate per un contatto, pur non esclusivo, fra donne per maturare insieme strategie politiche che ne possano valorizzare l’ apporto.
Mentre rileviamo che le procedure di fatto con cui ci si avvia alla elezione del segretario regionale sono rimaste sostanzialmente tutte interne ad un gruppo dirigente maschile, intendiamo con questo documento, sottoposto all’ attenzione dei candidati al fine di valutare la coerenza dei programmi proposti e degli impegni formalmente presi con le nostre richieste, introdurre elementi di riequilibrio delle prassi di democrazia interna che possano segnare il futuro.
COMMENTI
Cara Paola,
ho letto il tuo testo e son felice che tu abbia deciso di pubblicarlo sul blog.
Sono parole serie, pesate, pensate, sofferte, che vale la pena diffondere.
Immagino - o almeno, credo di poter immaginare - quanto siano costate a tutte voi, perché conosco la pazienza, il senso della misura, il senso di responsabilità delle donne, il peso che sanno attribuire alle parole dette e anche a quelle non dette.
Ma erano davvero tutte necessarie?
Specialmente considerando l'atteggiamento assolutamente sfrontato e arrogante col quale devono confrontarsi, credo, tutto sommato, di no.
Basterebbero, secondo me, poche altre parole, scusa se sono drastica ed estrema:
"Niente donne nel PD, niente voto delle donne al PD. Se il PD ve lo volete fare da soli accomodatevi."
Io direi che, al momento, queste parole bastano.
Guardando a quel che è accaduto a sinistra in Italia negli ultimi quindici anni, mi sono convinta che solo ponendo la questione in modo drastico si può sperare di essere ascoltate.
Tanto per regolarsi sui criteri operativi della sinistra in fatto di rappresentanza femminile anche quando NON c'è da fare i conti con l'istinto alla difesa del territorio dell' "homus politicus sinistrensis" hai dato un'occhiata, solo per esempio, alla composizione del Consiglio d'amministrazione della Fondazione Musica Per Roma?*
Parafrasando il vecchio motto "no taxation without representation": niente rappresentanza, niente voto. Se fossi nera di pelle voteresti per un partito i cui gruppi dirigenti sono composti esclusivamente da bianchi? Io no.
Cordialmente e con affetto
Donatella Bertozzi
* FONDAZIONE MUSICA PER ROMA Consiglio di Amministrazione: Presidente: Gianni Borgna; Vicepresidente Andrea Mondello; Amministratore delegato Carlo Fuortes; Consiglieri: Luigi Abete, Bruno Cagli, Antonio Calabrò, Francesco Gaetano Caltagirone, Innocenzo Cipolletta, Giovanni Ferreri, Gianni Letta, Giovanni Malagò, Mario Marazziti, Michele Mirabella, Cesare Romiti, Maurizio Tucci