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mercoledì 25 giugno 2008
Fare il PD a Roma
(dal Circolo PD Monte Mario)
a cura di RNxPD
(13:44)
Riceviamo dal Circolo PD Monte Mario il documento discusso nell'ultima assemblea, tenutasi il 24.
Invitiamo anche gli altri circoli di zona a farci pervenire i loro documenti, per alimentare la circolazione dell'informazione, almeno in questa parte della città.



Ripartire dai territori della città,
organizzare l’opposizione, costruire l’alternativa
Fare il PD a Roma

Il Circolo del Partito Democratico di Monte Mario ha avviato un percorso di riflessione e di analisi dopo la pesante sconfitta elettorale subita nel Paese e nella città di Roma. Un confronto iniziato con una prima assemblea pubblica, tenuta il 15 maggio scorso, che ha visto una grande e vitale partecipazione di iscritti, simpatizzanti e cittadini (circa 90 persone, con 15 interventi) e che ha messo in luce un forte bisogno di discutere, approfondire e comprendere le molteplici cause del risultato negativo.
Il dibattito è proseguito poi con la convocazione, per tre volte, del Coordinamento del Circolo che raccolto le opinioni espresse dai partecipanti nei precedenti momenti di discussione con l’obiettivo di sintetizzarle in questo documento che vuole essere un contributo politico per un ulteriore approfondimento, richiesto da tutti, e per la ricerca di un indirizzo nuovo della nostra iniziativa politica.
Idee che tutto il circolo intende socializzare non solo tra i soci fondatori, ma offrire a tutti gli altri circoli, agli eletti del PD di Roma, alla Direzione Romana e quella Regionale del partito, avvertendo l’esigenza di contribuire a trovare una sintesi politica a livello cittadino.
Forte è la richiesta di attivare un grande processo di democrazia interna, a tutti i livelli del Partito Democratico e forte è l’esigenza di costruire, finalmente, in maniera compiuta ed in tutte le articolazioni territoriali necessarie il Partito Democratico.
Quello che il PD deve fare, ora, è rimettere in campo un progetto politico che parli alla società e che costruisca, in particolare nella nostra città, l’opposizione al governo nazionale e alla giunta Alemanno.
Per svolgere questa funzione riteniamo necessario proseguire l’ascolto nei circoli e allo stesso tempo cominciare a costruire un’agenda di temi che sia in grado di parlare alla città e alle sue categorie sociali ed economiche, e soprattutto ai quartieri ed alle periferie. E necessario comprendere i mutamenti, sociali, culturali e politici, cosa che in particolar modo negli ultimi due anni non abbiamo saputo cogliere.
Ed è sbagliato ed illusorio pensare che le risposte ai problemi della città possano arrivare, ancora una volta, da scelte autoreferenziali e burocratiche negli assetti del PD, invece che da un lavoro di ascolto e di radicamento nella società e nel territorio, con un processo largo che sia in grado di coinvolgere soprattutto le migliaia di persone che hanno fondato i tanti circoli nella nostra città.
In sostanza, pensiamo che sia mancata una proposta politica nuova per la città e di conseguenza iniziative politiche e programmatiche che dimostrassero ai cittadini romani la presenza di un’idea per il futuro della nostra città, dopo i positivi anni di amministrazione del centro sinistra romano.
In quel deficit politico complessivo, che abbiamo misurato durante tutto l’arco della campagna elettorale romana, hanno prevalso in misura preponderante vecchie logiche correntizie, pessima eredità di un passato che tutti avevamo detto di voler superare.
Vecchie logiche che si sono riflesse nella composizione delle liste dei candidati a tutti i livelli: molti nomi e facce e poche idee.
In particolare, vogliamo portare l’esempio della composizione della lista per il Municipio 19, la quale, elaborata con la piena partecipazione, unitaria, di tutti i circoli territoriali, è stata successivamente modificata dalla Federazione del Pd romano, senza nessun criterio politico e in modo slegato dalla conoscenza delle reali dinamiche sociali del territorio.
Ricordiamo che un consigliere eletto imposto dal cosiddetto “tavolo centrale” ha già compiuto delle scelte che minano la solidarietà del gruppo del Pd al Municipio, votando a favore del programma del centrodestra.
A fronte di questi problemi che si sono verificati e che sono sotto gli occhi di tutti, pensiamo che i circoli territoriali debbano poter contare sul serio nelle scelte. Essi devono essere la base, il fondamento della nostra democrazia interna. E’ in quel luogo che il cittadino o l’elettore si reca per esprimere la propria opinione, per pesare e per cambiare se è necessario.
Dunque, a nostro modo di vedere, il percorso per eleggere il segretario del PD di Roma deve prevedere l’elezione di delegati che rappresentino le realtà dei circoli territoriali, dei quartieri, del tessuto associativo e democratico della città.
Essi a loro volta dovranno esprimere un nuovo gruppo dirigente cittadino del PD che sia in grado di rappresentare davvero il partito, cogliendo lo spirito democratico della città, e soprattutto capace di guidarlo nelle battaglie che abbiamo di fronte. La forma dei meccanismi elettivi deve essere la più aperta possibile con la massima autonomia di scelta ai territori.
Se è necessario, per uscire definitivamente dalle logiche correntizie, facciamo le primarie. Purché non sia tutto diretto ed indicato da pochi. Questa sarebbe si la fine del PD.
E’ inoltre necessario, se vogliamo davvero dare corpo e sostanza ad una struttura organizzativa in grado di fare sintesi e rete nei territori, costituire al più presto il comitato di coordinamento del PD in ogni Municipio.
Ci vuole un cambio di passo, perché le forme di autoorganizzazione fino ad oggi messe in campo, per quanto lodevoli, sono insufficienti e finiscono spesso per ingenerare ancora più confusione.
Tuttavia, a fronte di questi problemi e delle proposte che avanziamo, non partiamo da zero. Anzi, ci sono a disposizione enormi potenzialità ed energie da utilizzare in pieno.
Il voto politico della Camera, a Roma, ci attesta al 41%, abbiamo vinto 11 municipi su 19 e la Provincia di Roma. Questo dimostra che nella nostra città c’è un grande terreno fertile per PD.
Il voto dei romani ci ha indicato la voglia di cambiare, di innovare i programmi, di selezionare nuovi gruppi dirigenti.
Da questo punto di vista è emblematico il differenziale di voto che si è espresso a favore del candidato alla Provincia di Roma Nicola Zingaretti.
Ora spetta a noi mettere in campo un disegno complessivo fatto di idee e di persone in grado di guidare l’opposizione alla destra nella città, anticipandola nelle scelte strategiche per la città, e preservando e rilanciando alcune scelte strategiche di fondo compiute negli anni passati che hanno contribuito e contribuiranno a trasformare in meglio Roma nei prossimi anni.
L’opposizione alla destra deve prendere corpo nelle istituzioni, ma soprattutto in questa fase, nei territori della città, attraverso l’iniziativa politica del Pd in un rapporto rinnovato con la società.
Ma allo stesso tempo, dobbiamo essere in grado di governare bene la dove gli elettori ci hanno dato fiducia, in particolare alla Regione e alla Provincia; li si misurerà la qualità della nostra proposta di governo. E il tema delle prossime elezioni regionali e il rilancio dell’azione di governo del centrosinistra deve costituire oggetto di una profonda ed ulteriore riflessione.
Dunque, è prioritario portare la discussione, il confronto e soprattutto l’iniziativa politica all’esterno, per costruire insieme le basi per la riconquista del governo di Roma, raccogliendo attorno ad un progetto politico e di governo della città le migliori energie della società romana.
Da quelle dei fondatori dei circoli, a quelle dei nostri consiglieri comunali e municipali, anche i non eletti, a quelle delle associazioni, dei comitati di quartiere e dei cittadini, del mondo dell’impresa e della cultura, delle professioni, dei tanti militanti che da anni lavorano per rafforzare il tessuto democratico della città.
Questa aggregazione di soggetti deve essere il cuore del PD e deve prendere in mano la bandiera della modernizzazione della città.
E’ necessario dare ampio respiro alla nostra iniziativa promuovendo l’organizzazione di gruppi di lavoro inclusivi e in grado di fare proposte e sintesi su temi specifici del quartiere: la sanità, la comunicazione, le politiche del territorio. Va sostenuta anche la nascita di comitati di quartiere e di associazioni di cittadini che incalzino l’amministrazione e combattano la demagogia semplificatoria e conservatrice della destra, che non è in grado di risolvere i problemi della città.
Tutti siamo chiamati ad una grande sfida che dobbiamo guidare in prima linea, senza burocratismi o steccati, dando legittimità e rappresentanza ad ogni ispirazione ideale e culturale presente nel partito, ma impegnandoci tutti a trovare una sintesi politica che sia utile per andare al cuore delle tante questioni in campo, acquisendo e costruendo anche un senso di appartenenza al PD non prigioniero di vecchi schemi.
A questo pensiamo che il PD si debba dedicare nel corso di questi mesi, scendendo in campo nella città e costruendo veramente il Partito Democratico.

Roma, 24 giugno 2008