D'Alema torna ossessivamente su un punto: ReD non è una corrente.
Va bene (anche per stanchezza..) ammettiamo che sia così.
Ma allora mi chiedo: perché l'elaborazione delle nuove idee che propone non si può svolgere nel PD?.. magari nei Circoli, per dire una fesseria...
Mi nasce il dubbio che, nella sua visione, i Circoli siano per le masse e le Associazioni per le elite. Di qua la struttura, di là il pensiero.
Hardware e software, insomma, come dirà in un altro passaggio.
Questa supremazia è involontariamente evocata da D'Alema quando assicura che è da tempo che non ha cariche di partito, né gli interessano. Come a dire: non ho alcun potere, né lo cerco.
E qui, avverto l'unico momento di fastidio dell'incontro, perché D'Alema sa benissimo l'enorme potere di cui dispone e volendolo minimizzare, non fa altro che ostentarlo.
In un altro passaggio dice che non vuole rompere le scatole a Veltroni.
Ma così sta creando un "partito clone" ("con sedi in tutta Italia..."), per far capire la differenza che esiste tra come dovrebbe essere organizzato un soggetto politico in grado di produrre idee nuove e la situazione attuale del PD.
Qui, però, gli riconosco uno sforzo innovativo che andrebbe colto, perché bisogna dare atto a D'Alema e i suoi collaboratori di essersi posti con impegno il problema di come valorizzare l'enorme domanda di partecipazione suscitata dal PD, ma ancora inascoltata..
Il limite è che invece di aver portato la questione all'interno del PD, D'Alema si è messo in proprio; marcando un'autonomia organizzativa così spinta, da essere anche politica.
Morale: se per proporre un modello diverso di azione politica, D'Alema sente l'esigenza di creare un'associazione extra-corporea rispetto al PD, con tanto di "doppia militanza" (Pollastrini), allora forse non ci sarà una corrente, ma c'è un problema.
Massimo
COMMENTI
Onestamente non riesco a capire il senso di un commento del genere, o forse lo capisco e mi delude un pò.Siamo di fronte ad un uomo politico che, con tutti i suoi difetti e limiti, mette a disposizione del costituendo partito uno strumento aperto, variopinto, che tenti di parlare di politica, di elaborare soluzioni, di costruire in maniera più ampia rispetto al partito, un rapporto con la società. Sempre, però, con la barra puntata verso la costruzione di quel pensiero nuovo che dovrebbe contraddistinguere il Partito Democratico.E chi (come me) c'è stato, che fa? ne da una lettura dietrologica, correntizia, personalistica.Non ripeto la definizione che ha dato proprio D'Alema di una tale interpretazione, chi c'era avrà sentito.E avrà anche percepito che le associazioni, le fondazioni, o i centri di ricerca politica non si dovranno porre in contrapposizione con i circoli, nei quali da molto tempo la ricerca e la formazione politica sono divenuti reperti archeologici. Anzi.Guardiamo avanti per favore, se non vogliamo trovarci tutta la vita indietro.Un salutoAlessandro Pillitu
A me pare che D'Alema, non essendo riuscito ad ottenere, nel partito di cui fa parte, il potere che secondo lui gli spetterebbe (ovviamente non per colpa sua ma per lampante inedeguatezza di coloro che questo potere avrebbero dovuto attribuirgli e riconoscergli), si dia un gran daffare per farsi "su misura" (!) il partito che vuole.
Certo che RED non è una corrente. E' un partito alternativo bello e buono.
Donatella
Red, corrente si corrente no, mi sembra un argomento quantomeno specioso.
D'Alema ha avvertito dieci anni fa l'esigenza di misurare fuori dagli stretti organismi di partito i problemi della politica con la politica.
Oggi si aggiunge un elemento in più. Alla Fondazione si somma una struttura agile in grado di elaborare e parlare alla pubblica opinione.
Chi si preoccupa di possibili correnti ha tutta la mia comprensione. Noi siamo un paese anomalo per tanti versi.
I partiti del 900 erano infestati di correnti che servivano per apparecchiare la tavolala e far sedere i commensali.
Le mafie, le Massonerie, i poteri deviati, l' economia incapace di essere tale se non assistita e protetta.
Oggi dovremmo avere alle spalle tutto questo. Ma un certo retaggio rimane. Le brutte abitudini sono dure a morire!
E comunque, già si dibatteva poco e male nei partiti che hanno dato origine al PD. La nascita del nuovo soggetto, paradossalmente ha, se vogliamo, enfatizzato questo aspetto.
Oggi non si parla più.
Le cariche dirigenziali a tutti i livelli si discutono altrove.
Le regole, vedi primarie, sono fatte ad arte per fregare qualcuno.
I problemi del Paese e delle comunità non hanno più il tradizionale luogo di discussione.
Chi è nelle istituzioni, nel bene e nel male, deve misurarsi con alcuni argomenti.
Tutti gli altri?
A mio parere, tutti i luoghi di elaborazione sia che si tratti di discutere dei massimi sistemi che dei problemi quotidiani e minuti che le persone si trovano ad affrontare, è un buon luogo.
Una cosa però ritengo importante sopra le altre. Allargare la partecipazione. Cioè uscire dal circolo vizioso che vede sempre gli stessi partecipanti.
Aria nuova significa gente nuova. E non mi riferisco semplicisticamente a un fatto anagrafico.
Bene se giovani. Ma benissimo se nuovi. Anche nei contenuti.
Gigi Panetta - Latina