Voci indipendenti di liberi cittadini nella costruzione e nella vita del partito nuovo
archivio
giovedì 10 luglio 2008
Ieri sono stato a Piazza Navona
a cura di RNxPD
(12:20)
Ieri sono stato a Piazza Navona. Avevo un impegno alle sette, ma ho voluto lo stesso fare un salto: la stessa cosa avevo fatto, per caso, anche il giorno di Nanni Moretti.
Sono andato perché penso che qualcosa si deve fare; perlomeno si deve partecipare la nostra “estraneità” alla disinvolta gestione dello Stato da parte della destra.
In generale è giusto che chi vince le elezioni governa il paese e chi le perde va all’opposizione per controllare, criticare, ecc.
Ma quando con una faciloneria corrispondente alla mancanza di spessore politico - civile il governo – ma sarebbe più corretto dire il Presidente del Consiglio – impongono regole folli come la sospensione di migliaia di processi o l’esclusione dalla legalità delle persone cui la gente guarda per avere orientamenti anche comportamentali (le massime autorità dello Stato) senza approfondite discussioni, trascurando (anzi sbeffeggiando) il parere del Consiglio Superiore della Magistratura, è legittimo indignarsi.
E è proprio quello che hanno fatto – come sempre – alcune avanguardie di cittadini: questa volta erano molte decine di migliaia a Piazza Navona.
Il Partito Democratico non ha partecipato e è stato bene. Ha altre strategie e una grande responsabilità, specie dopo le ultime elezioni che hanno tagliato l’ala sinistra del Parlamento.
Ma i democratici, forse a differenza di altri, sono donne e uomini liberi e pensanti. Hanno il senso dello Stato, hanno rispetto delle leggi a partire da quella fondamentale.
E qui, oggi, molte di queste leggi e molti principi sono messi in mora.
Se c’è un posto dove questo viene denunciato, un democratico deve andarci.
E di fronte alle parole di Rita Borsellino e a Moni Ovadia, ma anche ad altri partecipanti alla serata, ci siamo ritrovati in molti. Abbiamo sentito dire le cose che pensiamo.
Se poi si invita anche Grillo che sparge una popolare, ma anche sboccata e grossolana indignazione di facile presa – come ai tempi di “te la do io l’America” - non si può evitare di arrossire. Così, mi dispiace dirlo, anche la Sabina Guzzanti ha perso il filo, ha perso un’occasione. Qui non c’era il pubblico del cabaret intelligente che lei conosce, qui c’era tanta gente normale, un pubblico politico. E di politica, seppur con sarcasmo, si doveva parlare.
E soprattutto non si deve sbagliare.
Non si può trattare allo stesso modo le guardie e i ladri, la maggioranza che propone leggi ignobili – citerò, oltre a quelle per il principe, solo la presa delle impronte digitali alle persone compresi i bimbi di una sola minoranza etnica: anche agli ebrei i nazisti dicevano “il lavoro rende liberi” e quando li schedavano, dicevano di farlo per l’ordine – e l’opposizione, l’unica reale, forte e responsabile opposizione (oltre a quella di Di Pietro che in questi mesi si è guadagnato rispetto) del nostro Paese.

Gustavo Credazzi