Pietro Dall'Oglio
Cyberfred
I misteri di Roma Nord
Scusate ma anch'io non ho capito: non i "Misteri dell'Unità", ma l'asserzione di Nando "non me ne vogliano gli amici veltroniani". La confusione regna sempre più sovrana nel "nascente" PD, che da un anno non esce dalla culla!
Maria Giordani
Replica:
L'articolo di Travaglio non è certo veltroniano ed è una esplicita accusa alla gestione politica del PD. D'altra parte alcuni dei lettori di questo blog non nascondono (e perché dovrebbero?) le proprie simpatie per Veltroni e condividono la linea politica del PD (quale?). Mi rivolgevo a loro pregandoli di non volermene se pubblicavo un articolo eterodosso. Non ci sono misteri.
Nando
Grazie Nando, non ero al corrente dell'intervento di Veltroni sul Corriere. Sono da anni abbonato all'Unità on-line, ma da un po' lontano dalla politica, depresso dal modo pietoso di fare opposizione di questa sinistra. L'abbonamento all'Unità si giustificava, e spero continui a giustificarsi, proprio con le considerazioni e i ricordi che leggo nell'intervento di Travaglio. Nonostante il governo-ombra, non si é capito bene qual é il riformismo-spina-nel-fianco del « principale esponente dello schieramento avversario ». E' evidente invece (sconsiderati attacchi continui a Di Pietro) la messa al bando dell'antiberlusconismo in quanto farebbe il gioco di Berlusconi. Meno male che c'é Travaglio a ricordarci che Berlusconi si sta appropriando di tutto, « a prescindere », e soprattutto delle parole. Il PD vuole occupare l'Unità ? Incapace com'é di opporsi, pensa di poter vincere mettendo crocette nelle caselle ? Mentre l'informazione dinamica di Berlusconi, re della manipolazione, moltiplica le vendite de 'Il Giornale' e cancella la nostra memoria e la nostra identità ? Beh, se Soru é portatore di questo gioco, votero' Di Pietro - se ancora avrà voglia di votare uno che da 50 anni « crede » nella sinistra. Strada spianata per la cricca-P2 che ci governa. Sarebbe il caso che al PD ne rileggessero il programma.
Cosimo De Benedictis da Bruxelles
Caro Nando,
io leggo anche (spesso) l'Unità e apprezzo (sebbene non senza critiche) la professionalità e l'autonomia "irriverente" di Travaglio e, leggendo l'articolo che ci hai inviato, ammetto che non ho potuto fare a meno di condividerne qualche perplessità, soprattutto quella relativa alle dichiarazioni (direi ingerenza) di Veltroni.Poco fa, scorrendo la rassegna stampa sul sito del PD, ho incrociato l'articolo della nuova direttrice....forse qualche volta i cambiamenti possono anche essere positivi....La vedremo alla prova dei fatti, ma, quale che sia il modo con cui è arrivata (non che i metodi e i percorsi con cui si formano le scelte e si prendono le decisioni siano indifferenti e/o irrilevanti....ma magari in questo caso lei non ne è responsabile), le prime dichiarazioni di Concita De Gregorio, a me, non sono dispiaciute affatto.Si sarà anche chiusa una stagione e una "splendida avventura" cui Travaglio è particolarmente affezionato, anche per legittime ragioni umane, e di cui si è, giustamente, sentito protagonista, ma io spero (e le prime parole della De Gregorio mi consentono di farlo) che il tempo di un giornale che "chiama le cose con il loro nome" non sia finito. Anzi, mi auguro che possa aggiungere altre importanti parole chiare e libere su vecchi e nuovi temi e con una prospettiva diversa, avvantaggiandosi della sensibilità di una donna e della specificità del punto di vista femminile.Mi spiace per Padellaro che, malgrado non ne abbia colpa, è un uomo, ma, confesso, che un pò di soddisfazione all'idea che una donna (capace e competente - questo rimane un pre-requisito, ovviamente) diriga un quotidiano nazionale (e non solo una rivista di moda o di gossip) non riesco a non provarla.Certo, anche una donna può essere una cattiva direttrice e/o subalterna alle logiche di potere.Da quanto scrive, però, mi sembra una donna libera che intende dirigere un giornale aperto, severo e indipendente. E spero che Travaglio rimanga a scrivere su l'Unità, da uomo libero, quale è sempre stato. La sua stessa presenza sarà, credo, anche garanzia della libertà e autonomia dell'intero quotidiano.Capita che di avventure se ne vivano più d'una, nella vita....mi auguro che Travaglio ne trovi una di splendore paragonabile anche con la nuova direttrice.E auguro a tutti di noi di avere una voce indipendente e fuori dal coro, come e più di prima....anche il buono è perfettibile....Grazie per le occasioni di riflessione che ci fornisci sempre.
A presto,
Lucia Zabatta
P.S. - Nel caso ti interessasse, puoi trovare l'articolo della De Gregorio a questo link: http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?id_doc=57756
Si i cambiamenti dell' Unita' sono preoccupanti.
ma a parte le solite parole, presto la verita' verra' a galla e se non ci saranno piu' le firme di travaglio, colombo e c. sara' un pessimo segnale per la democrazia in italia...
Giovanni Becchi da Savona
Siccome ho postato proprio adesso un (lungo) post sul mio blog che discute proprio de l'Unità te lo giro.
Ciao
Stefano Minguzzi
L'Unità normalizzata o rinnovata?
E' un po' presto per farsi una domanda del genere, ma siccome Furio Colombo e Marco Travaglio sulle pagine del quotidiano di Antonio Gramsci hanno posto domande pelose sulle motivazioni che hanno portato la nuova proprietà di Soru (governatore PD) a cambiare direttore, direi che è il caso di ragionarci su.
L'Unità è un quotidiano storico per l'editoria italiana. E' un dato di fatto ed è uno dei principali motivi per cui quando nel 2000 venne chiuso si raccolsero al suo capezzale molti intellettuali, politici ed anche imprenditori per rilanciarlo e riaprirlo il prima possibile. Uno sforzo che è culminato con la riapertura della testata nel 2001 alla guida del tandem Colombo-Padellaro.
Facciamo però due passi indietro: nel 1991 L'Unità tirava quasi 160mila copie. Nel 1997 si iniziò il processo di privatizzazione con l'ingresso di alcuni imprenditori amici e si chiamò Mino Fuccillo di LaRepubblica e poi, rapidamente, Gambescia de Il Messaggero alla direzione. LA cosa non funzionò ed il tracollo costò un bel po' di copie e si giunse (1999) a 60 mila che di lì a poco (2000) sarebbero arrivate a 50 mila. L'Unità chiude i battenti vendendo gli ultimi numeri poco sotto le 30mila copie. La "rinascita" del 2001 vede un ritorno con punte sopra le 50 mila copie, ma non oltre. E' la rinascita di una testata, ma non del giornale che era l'Unità, questo va detto con sincerità.
Il fatto che il nuovo editore "politico" (Soru) decida di cambiare direttore è inoppugnabile sia dal punto di vista economico che da quello politico. Vediamo perché. Da un lato L'Unità deve scegliere che giornale essere: non può più fare il quotidiano generalista in quanto non ne ha i numeri e non pare che un ritorno sopra le 100 mila copie sia possibile. Troppo forte la concorrenza a destra come a sinistra dove la sola La Repubblica veleggia sopra le 500 mila copie, ma già La Stampa e Il Messaggero (che ormai di sinistra non ha più nulla) stanno sotto le 300 mila copie. Insomma per l'Unità si apre una orizzonte di quotidiano di nicchia d'opinione o d'inchiesta che sia.
Sul fronte politico la linea editoriale de l'Unità era in linea con il resto della stampa di sinistra (IlManifesto e Liberazione su tutti) con una (incoerente) contemporanea attenzione al PDS prima ed al PD oggi. Più coerente in questo senso la linea di giornali come Il Riformista o Europa, ma anche de LaRepubblica apertamente a favore di una "sinistra riformista" (oppure quella di Liberazione e Manifesto interessati alla sinistra radicale). Interessante, in questo senso, l'editoriale della neo-direttrice Concita De Gregorio che parla di un quotidiano di tutta la sinistra dal centro all'estremo. Sarebbe un modo intelligente per fare buon giornalismo senza essere "scudiero" di nessuno. Inoltre andrebbe ad attrarre lettori da tutte le aree di sinistra invece che dividerseli in un gioco al massacro tra 5-7 testate diverse.
Questa a ben vedere è la prima sfida de l'Unità: conquistare lettori dagli altri giornali di sinistra che non siano in mano a grandi gruppi (La Repubblica e La Stampa): Il Manifesto sta sotto le 30 mila copie e Liberazione, Europa ed Il Riformista anche meno. Il nanismo editoriale può essere anche più fatale del nanismo politico. Basta che un governo (quello Berlusconi) stoppi i contributi alle cooperative editoriali che tutta la stampa di sinistra rischi il collasso. Berlusconi va fermato, ma le imprese culturali dell'editorie si dovrebbero rafforzare.
Perciò mi aspetto che l'Unità non diventi il giornale di partito del PD (o di una sua corrente), ma che sia il più indipendente possibile. Sia perché non credo nella stampa di partito (oggi più ancora di ieri), sia perché l'Unità è, insieme ad Avvenire, la testata più finanziata dai contribuenti. Sarò impopolare, ma un quotdiano è un'impresa culturale, può avere agevolazioni, ma non può stare in piedi solo grazie al finanziamento pubblico.
Infine spero che il nuovo layout grafico ne riduca il formato, ne alleggerisca le pagine (fitte all'inverosimile e disordinate) e mi piacerebbe poi che l'Unità, oltre alle opinioni, agli editoriali ed alla politica (interna/estera) si occupasse bene di poche altre cose. Via lo sport (così come è non funziona) e l'edizione romana, ad esempio, ma più spazio alla cronaca con articoli da tutta Italia.
Inoltre un riflessione a margine sullo sbocco multimediale. L'Unità ha chiuso i battenti ed è rinata a cavallo dell'esplosione del fenomeno internet in Italia. Migliaia di siti internet di movimento e di informazione indipendente nacquero in quei mesi. Beh, la stampa di sinistra si dimostrò abbastanza distante da quelle forme di comunicazione. Il sito de l'Unità oggi è fermo ad una edizione un po' ricalcata dalla pagina cartacea. Poco innovativo, poco chiaro, poco accessibile. Non so se Soru riuscirà laddove finora nessuno si è ancora spinto (a sinistra), ma in autunno anche il NewYork Times cambierà il proprio sito per aumentare la partecipazione dei propri utenti. Questa è la vera sfida che l'Unità può vincere. Dove può giocare d'anticipo rispetto ai propri concorrenti.