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venerdì 24 ottobre 2008
Le bugie hanno le gambe corte
a cura di Nando
(20:05)
In un tardivo tentativo di giustificare la "riforma" Gelmini, contestata in una misura che forse Berlusconi non si attendeva, i vari berluscones ospiti dei numerosi talk show televisivi (ed emuli del famoso ministro tascabile) tirano fuori, adesso, la storia che i tagli non sono tagli, ma riduzioni di sprechi (senza accorgersi che così facendo dimostrano che non si tratta di riforma). Se realmente fossero tali, saremmo noi i primi a baciare la Gelmini. Da anni i progressisti di questo nostro sconquassato Paese denunciano sprechi e inefficienze nella PA e in particolare nella Scuola e nell'Università. Bella scoperta che i soldi sono spesi male!
Se la riduzione mirata dei costi fosse stata la vera motivazione del provvedimento perché non averlo detto subito e impostata tutta l'operazione per quello che avrebbe dovuto essere, invece di chiamarla pomposamente riforma, storica, per giunta?
La verità è un'altra. Anzi sono due, confermate da questa tardiva quanto ridicola giustificazione a posteriori:
  1. volontà di fare un taglio trasversale e indiscriminato dei costi ispirato alla banale tecnica ben nota ai miopi amministratori di aziende in crisi (che vanno inesorabilmente al fallimento), voluto dal creativo Tremonti. E infatti dove tagliano subito le imprese italiane in difficoltà? Nella formazione e nella ricerca.
  2. esigenza più importante, strategica nel disegno della destra: l'abbassamento dell'offerta formativa pubblica (cos'è questa pretesa dei salariati di dare ai loro figli le stesse opportunità che hanno i figli degli iprenditori? - ricordate chi lo disse?)

A proposito, Cosimo da Bruxelles (sempre più contento di aver lasciato l'Italia già da molti anni) mi invia un brano del discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell'Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma, l'11 febbraio 1950. Lo pubblico perché lo trovo attualissimo.

Ferdinando Longoni



IN DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA

"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."

Piero Calamandrei


L'integrale del discorso