Voci indipendenti di liberi cittadini nella costruzione e nella vita del partito nuovo
mercoledì 18 febbraio 2009
Proviamo a fare un bilancio
a cura di Nando
(10:33)
I nodi sono venuti al pettine. E non poteva essere altrimenti.
Adesso provo a dire tutto quanto ho masticato amaro in questi due anni e che spesso non ho esternato apertamente (salvo negli sfoghi con i più intimi) per amor di patria.
Veltroni ha preso finalmente atto di una gestione fallimentare di quello che doveva essere un grande progetto politico. Forse è utile analizzare tutti gli errori commessi, non solo da lui, ma da tutta la classe politica (di provenienza Ds e Margherita), sperando che sia utile per non ripercorrerli diabolicamente (ma come si fa a sperare se volti nuovi non se ne vedono e se i fossili non se ne possono quindi andare, ammesso e non concesso che lo volessero). Ecco un possibile elenco (non esaustivo):
  1. aver imboccato la strada di una fusione di DS e Margherita nel momento in cui era indispensabile puntellare con tutte le forze una UNIONE traballante. Soprattutto averla imboccata manifestando una ben poco celata critica e ostilità al governo Prodi e quindi, neanche tanto indirettamente, legittimando ancor di più le difficoltà che già provenivano da sinistra e da ignobili figuri centristi;
  2. aver deciso a tavolino la struttura (centrale e periferica) del partito da fondare e sceglierne il vertice prima ancora di aver scritto e approvato lo statuto. E sceglierlo (il vertice) con una elezione farsa (impropriamente chiamata primaria), in cui, di fatto, si è imposto un unico vero candidato, ostacolando ogni candidatura alternativa realisticamente tale;
  3. aver eletto un'Assemblea costituente pletorica di oltre 2500 delegati, con un meccanismo a liste bloccate di stampo berlusconiano. Ed eleggere contestualmente vertici e assemblee regionali altrettano pletoriche (prima di aver approvato lo statuto nazionale del partito);
  4. aver scritto un manifesto dei valori di 11 pagine volutamente prolisso e generico, inevitabilmente ambiguo, per accontentare tutte le anime (dalla Binetti alla Turco) e quindi nessuna. I veri manifesti sono di un paio di pagine e non più di dieci punti, condivisibili e condivisi da tutti. Chi è d'accordo, dentro, chi non lo è, fuori. Invece la soluzione di nodi cruciali è stata rinviata (p. es., ma non solo, laicità, collocazione nel Parlamento Europeo, legalità e giustizia)
  5. aver spacciato per democrazia e partecipazione l'allargamento smisurato delle strutture del partito (per accontentare tutti i preesistenti apparati dei due partiti fondatori), da un lato, e la tardiva, disomogenea, poco frequente convocazione di assemblee dei circoli, condotte secondo vetusti rituali, dall'altro (questo tema della partecipazione dal basso merita un capitolo tutto suo);
  6. aver imposto la finzione dell'unanimismo con un maniacale ostracismo alle correnti di pensiero alla luce del sole e interne alle strutture del partito, accettando nel contempo la subdola realtà delle fondazioni esterne al partito (alcune con strumenti di comunicazione in aperta concorrenza con quelli ufficiali del partito);
  7. aver condotto, e persa clamorosamente, la campagna elettorale per le elezioni politiche all'insegna del buonismo, evitando di evidenziare le cose positive fatte da Prodi, quando addirittura non lo si è criticato apertamente, tutta spostata al centro non offrendo sponde agli elettori della sinistra (salvo quella del voto utile/voto inutile), e dico volutamente elettori e non politici della sinistra. Condurla (la campagna) personalmente e non come intero partito, scopiazzando una impostazione berlusconiana della politica (faccio tutto mi).
  8. non aver dato, la segreteria e la direzione, immediate dimissioni dopo la sconfitta elettorale alle politiche (invece di consolarsi con il "bellissimo" risultato del 33%), rimettendo il mandato nelle mani dell'Assemblea;
  9. mancanza di una chiara e uniforme linea di partito sui principali temi (riforme istituzionali, legge elettorale, problemi etici, laicità, giustizia, ecc.) e, di conseguenza, uso schizofrenico dei pochi spazi televisivi concessi (ognuno con le sue sparate estemporanee, in perfetto disaccordo con altri compagni di partito, anche durante le stesse trasmissioni);
  10. aver formato le liste (purtroppo bloccate) con discutibili criteri di scelta (privilegiando aspetti formali a sostanziali: giovani, tanto per dire giovani, imprenditori, tanto per dire imprenditori);
  11. rapporto conflittuale con l'unico alleato (Di Pietro) per voler ammiccare all'ambiguo Casini (compromesso da 5 anni di governo con Berlusconi), ancora una volta privilegiando la forma (buonismo opposto alla veemenza delle denunce) alla sostanza (giustezza delle accuse);
  12. la politica del dialogo: "SI qualche volta perché non si può sempre dire NO". E chi lo dice? I nostri NO sono SI alla Costituzione e ai suoi valori. Berlusconi ha già ampiamente dimostrato (a volte anche con una chiarezza di cui bisogna dargli atto) di che pasta è fatto e quali sono i suoi disegni e in quale considerazione tenga gli accordi apparentemente raggiunti attorno a un tavolo di trattative (commissione bicamerale docet). Allora di cosa stiamo parlando? Di fornire la copertura di una foglia di fico a Berlusconi su provvedimenti legislativi pasticciati e comunque irricevibili? Se li facciano da soli e se ne assumano la piena responsabilità.

E si potrebbe continuare ...

Bilancio pienamente fallimentare e facilmente prevedibile e previsto.

E adesso?

Adesso si profilano le elezioni europee, quindi forse la cosa meno disastrosa da fare è di nominare una segreteria pro tempore per la gestione delle elezioni e la preparazione di un congresso.
Entrambe problematiche.

Problematiche le europee, perché non è sciolto il nodo del nostro schieramento nel Parlamento Europeo, oltre a una serie di altri nodi politici. Quindi sarà difficile formare le liste. Con quali criteri? Si faranno primarie?

Problematico il congresso, perché non esistendo chiare e limpide correnti di pensiero in grado di formulare tesi politiche da discutere in sede congressuale, è lecito domandarsi come, chi e su quali piattaforme politiche si presenteranno candidati alla segreteria e alla direzione. Posizioni politiche serie non si improvvisano. Si formano, o si dovrebbero formare, dalla base.
E qui casca nuovamente l'asino. Perché la base si è e si sta cercando di mobilitare sì nel territorio, ma sui problemi del territorio. Come dire occupiamoci, quando va bene, della chiusura dell'ospedale del quartiere, quando va male, della buca nella strada davanti a casa, ma non dei problemi generali e nazionali. Perché di quelli se ne occupano gli inquilini dei piani alti della politica. Il che sarebbe anche giusto se prima avessero il buon senso di consultarci.

Mi auguro quindi che i coordinatori dei circoli indicano immediatamente assemblee degli iscritti e dei simpatizzanti (visto che gli iscritti sono pochi), senza aspettare l'imbeccata dei vertici romani, senza sentire il bisogno di invitare qualche vip a fare il solito teatrino, ma per discutere quali messaggi e quali istanze far pervenire ai vertici in questo momento. Non domani.
Evitando anche i soliti rituali e in uno spirito e con modalità da gruppo di lavoro.

Chiedo troppo?

Ferdinando Longoni