Vorrei partire dagli obiettivi che avevo indicato nella prima parte (che riduco a due per semplicità):
per fare alcune considerazioni a ruota libera e in maniera anche disordinata.
Rappresentatività. E' evidente che una corretta rappresentanza di tutte le linee di pensiero politico la si può approssimare bene solo con un sistema proporzionale puro. Siccome il numero dei rappresentanti è comunque limitato, le minoranze esigue o non trovano rappresentanza oppure ottengono solo il cosiddetto diritto di tribuna (diritto a parlare, ma non poter contare nulla. In teoria, perché poi sappiamo che in alcuni sistemi, come il nostro, un solo senatore può ricattare la maggioranza, e il diritto di tribuna si trasforma in una dittatura delle minoranze). L'aspetto negativo è certamente l'eccessiva frammentazione di partiti (o gruppi parlamentari) con effetti deleteri sulla governabilità.
Collegi uninominali. I fautori del maggioritario con collegi uninominali sostengono che quel sistema è il solo a garantire la governabilità. Falso perché se i collegi si distribuiscono al 50% tra i due (se sono solo due) schieramenti, si potrebbe avere una perfetta parità o una maggioranza molto esigua. Se poi si adotta il turno unico e i poli sono più di due, rischia di essere eletto un candidato che ottiene la maggioranza relativa, ma anche modesta. Per questa soluzione l'unica cosa seria è il doppio turno con ballottaggio tra i primi due.
Premio di maggioranza. Adesso tutti, anche quelli che l'avevano proposta nell'attuale legge, tuonano contro il premio di maggioranza. Però è l'unico metodo che consente di ovviare al problema delle maggioranze esigue, qualunque sia il sistema adottato (proporzionale o maggioritario).
L'articolo 67. La nostra Costituzione afferma:
Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue
funzioni senza vincolo di mandato
Articolo quasi sempre ignorato e/o calpestato che, per sua natura (sacrosanta), dovrebbe porre ogni singolo rappresentante del popolo al riparo da pressioni di qualsiasi natura da parte dei partiti (dello stesso proprio partito) e dei gruppi parlamentari. In questo senso, l'esistenza stessa dei gruppi parlamentari, che forse si rende necessaria per motivi pratici, rappresenta una forzatura. Per non parlare dei partiti che, svolgendo la loro funzione nella società civile, si dovrebbero fermare sulla porta delle Istituzioni (invece di occuparle da padroni, abbandonando peraltro la società civile, dalla quale si sono allontanati). In questo senso anche la rappresentanza di collegio elettorale è fuorviante perché sottindende un rapporto preferenziale dell'eletto con il proprio collegio (peggio, con i propri elettori nel collegio) a scapito dell'interesse supremo della Nazione tutta. Per rappresentare gli interessi locali esistono opportuni organismi locali, previsti dalla Costituzione (regioni, province, comuni, ecc.). Al Parlamento dovrebbero esserci persone che legiferano su materie di interesse nazionale e non su problemi locali.
Risulta chiaro che, ove si volesse rispettare questo articolo (della qual cosa dubito fortemente), non c'è barba di sistema elettorale che garantisca al tempo stesso rappresentanza e governabilità e metta al riparo dai ribaltoni. La soluzione va ricercata altrove, mettendo mano (attenzione!)alla Costituzione (v. punti successivi).
Bicameralismo perfetto. Anche questo può essere un ostacolo alla governabilità. Anche con premi di maggioranza a livello nazionale (e non a livello regionale, come nel Senato nella porcata di Calderoli) le maggioranze nei due rami potrebbero risultare di segno contario. Allora? Si rinuncia al bicameralismo perfetto? Come si specializzano i due rami del Parlamento? Come si evitano blocchi reciproci? Oppure la soluzione è altrove (per esempio in un nuovo e diverso rapporto tra esecutivo e legislativo)?
Funzione legislativa e funzione esecutiva. L'impressione che l'uomo della strada riceve è che il Governo sia molto impegnato in attività legislative e che non sia in grado di agire in assenza di una continua produzione legislativa. Molte delle leggi discusse in Parlamento vedono il Governo impegnato direttamente e quindi, nella situazione attuale, perennemente in pericolo. La divisione dei poteri (meglio, delle funzioni) dovrebbe mostrarci un Parlamento impegnato nell'attività legislativa e un Governo (o amministrazione, per usare il termine americano) impegnato ad amministrare e governare sulla base e nel rispetto della Costituzione e delle leggi vigenti. L'unico legame strettamente necessario tra le due funzioni, in condizioni normali - esclusi quindi eventi militari, dovrebbe essere il bilancio. In altri sistemi (v. per es. gli USA) il governo è in grado di operare anche se il partito che lo esprime si trova in minoranza in parlamento. Negli USA il Governo non può licenziare il Parlamento (come avrebbe voluto fare Berlusconi con la riforma costituzionale fortunatamente respinta) e il Parlamento non può sfiduciare il Presidente (salvo ricorrere all'impeachment, ma quelle è un'altra cosa). Entrambi i poteri sono legittimati da elezioni dirette.
Nel nostro caso, l'elezione diretta del Presidente del Consiglio potrebbe anche essere una soluzione, ma comporterebbe non poche modifiche costituzionali (basti pensare ai poteri del Capo dello Stato, per non parlare poi dei rapporti tra Parlamento e Governo).
Come vedete, mi guardo bene dal proporre soluzioni. Mi limito a buttare sul tappeto solo alcuni dei numerosi aspetti di una materia così complessa. E lo faccio in primo luogo perché confesso la mia inadeguatezza a proporre individualmente delle soluzioni e poi per cercare di sollecitare il dibattito. Inoltre per giustificare la mia apprensione generata dalle modalità conviviali (mi riferisco ai pranzi di lavoro) scelte dai responsabili (?) politici per gestire questa materia.
Il fondato timore è che non si giunga ad alcuna conclusione oppure che esca fuori un altro pasticcio, sia per le esigenze elettorali dei vari partiti che per i tempi ristretti imposti dall'incombente referendum. Nel primo caso tutto sarebbe demandato a uno degli esiti dell'iter referendario:
Nel secondo caso si sarebbe cambiata l'attuale porcata con un'altra e non si sarebbero risolti i problemi. Torno quindi al mio vecchio pallino: perchè non rinunciare temporaneamente a una riforma (che, sono d'accordo, va fatta tutti assieme e con modalità serie) e limitarsi, invece, a trovare un accordo della fu UNIONE per cancellare il porcellum ripristinando il mattarellum?
Ferdinando Longoni