A seguito dell'articolo
LA PAROLA AGLI ELETTORI, abbiamo ricevuto, e pubblichiamo volentieri, i seguenti contributi:
Caro Nando,- pensiamo e lavoriamo per il futuro. la scelta di Veltroni è un salto senza rete: o la va o la spacca. mi riesce difficile immaginare uno sviluppo del PD dopo una sconfitta seria. si aprirebbe la resa dei conti. Allora.
- Evitiamo anzitutto la sindrome del 2001: intanto perdiamo. No, conti alla mano in senato con l'attuale legge possiamo ottenere dei buoni risultati.
- Tutti gli sforzi per vincere. più che sottolineare la novità, ai cittadini interessano risposte concrete su pochi ma sensibili argomenti ; quindi un programma minimo ma serio e fattibile con le risorse disponibili e le forze politiche in campo, leggi sinistra. economia, certo, ma anche diritti civili , riforma dei codici, certezza del diritto e accorciamento dei processi, leggi sul conflitto di interessi, snellimento della burocrazia, chiarezza sulla politica internazionale, diminuzione sensibile del costo della politica. nei circoli portiamo avanti questi argomenti
- Rapporti con la sinistra. non facciamoci del male. con loro dovremo fare il governo. così come avviene nelle amministrazioni locali e nelle regioni dove si vota. il PD ha forti componenti progressiste riferite all migliore tradizione socialista del paese. il PD non è un partito di centro, dobbiamo rivendicare queste appartenenze di sinistra non ideologiche. la semplificazione va intesa nel senso di una semplificazione dei programmi e delle prospettive politiche più che di schieramento, che rappresentano esperimenti di tattica politica contingente.
- Mettere in conto che si può perdere non essere sconfitti.se la campagna elettorale è seria, non urlata, fatta di ragionamenti e non di slogan, con un forte impegno di militanza sul campo, con candidature di gente onesta, potremo andare al parlamento a testa alta e sostenere che la perdita è dovuta in parte anche alla legge elettorale che volevamo riformare.
- Mi faccio illusioni ? no mi adeguo alla scelta del PD di presentarsi da solo.
- Il dialogo continua
Fabrizio
Grazie Nando per il tuo intervento.
Immagino che queste tensioni le viviamo in molti.
E' grande la delusione per aver mancato in 13 anni il progetto di una sinistra per tutti.
Grande il disappunto per aver rovesciato le regole della democrazia, in nome della democrazia: un 2% dell'elettorato non puo' condizionare ogni azione di governo.
Eppure la logica della propria sopravvivenza politica ha generato continue, aperte e anche aggressive, manifestazioni di dissociazione e distinguo spegnendo ogni possibilità di comunicare ai cittadini il valore dei provvedimenti del governo Prodi che poi erano comunque approvati.
Un suicidio politico della sinistra "di governo e di piazza", e purtroppo di tutta la sinistra, non certo di Dini e Mastella, che invece alzavano il loro prezzo, in difesa di oscure ambizioni « liberal-democratiche » e di precise posizioni di potere.
Ora Diliberto e Pecoraro Scanio (e purtroppo anche Salvi) attaccano il PD su una possibile intesa postelettorale tra PD & PdL, ipotesi che dichiarano senza argomentare, invece di dirci quale opposizione pensano di fare in un'Italia in mano a Berlusconi e Fini.
Basta con le parole gridate come slogan di piazza. Occorrono fatti e progetti semplici e concreti, coerenti con i principi etici in cui crediamo. Come dici tu, sarà impossibile non farsi del male: la posta in gioco é troppo alta.Cosimo
(Bruxelles)
Caro Nando, opportunamente tu intitoli la tua riflessione: "La parola agli elettori", perchè ciò che ti sta soprattutto a cuore in questo momento è la vittoria alle elezioni. La tua è un po' una chiamata alle armi, che svolgi con ragionamenti pieni di pessimismo dell'intelligenza, ma alla fine con appelli all'ottimismo della volontà. Penso come tanti, che le tue conclusioni siano pienamente condivisibili e la tua amarezza, disillusione, frustrazione sia di tutti noi. Il disincanto d'altra parte non è di ieri, ma vien da lontano ed è andato aumentando per le progressive difficoltà che incontrava la costruzione dell'Ulivo....io personalmente abbondonai l'impegno dopo la vittoria del '96, quando Walter Veltroni divenne vice presidente del governo. Chi rimaneva a costruire l'assetto programmatico-ideale e organizzativo di un nuovo soggetto politico, così come chiedevano i cittadini? Nessuno...e quindi nel 2001si perse. E poi si ricominciò da capo a tessere il peplo di Pelelope, perchè mentre alcuni tessevano altri correvano a disfare. Purtroppo il grande sogno dell'Ulivo è per ora fallito. Per fortuna abbiamo salvato la Costituzione.. per ora. Quante resistenze, quanti errori, ma soprattutto quanti no, da parte non solo di Rifondazione, ma degli altri piccoli partiti e di alcune correnti dei DS. Il partito nuovo sia pur ridotto, alla fine è nato, ma doveva nascere prima delle elezioni; e il referendum e il cambiamento della legge elettorale non si fanno a metà legislatura... Ma ormai è inutile piangere sul latte versato. Ora ci sono le elezioni purtroppo!
E tuttavia io porrei l'accento sul consolidamento del partito. Direi dunque: la parola ai cittadini, perchè decidano non solo l'esito delle elezioni per la vita del governo, ma la configurazione e la fisionomia del partito, che dovrebbe durare se non secoli, almeno diverse legislature. Certo anche sotto questo aspetto le preoccupazioni non mancano...ma forse diventerebbero maggiori, penso, se si dovesse per caso vincere!
In conclusione credo che questo non sia il momento di fare calcoli, ma -come suol dirsi- occorre buttare il cuore al di là dell'ostacolo e correre come si deve sulle due gambe: un partito che può andare al governo, ma che deve comunque svolgere il suo ruolo di opposizione pensando in ogni caso al bene del Paese. In questo senso leggo il messaggio di Veltroni: pensare al Paese, non in primo luogo al governo; alla rifondazione della politica, non solo al partito; cioè innanzi tutto ai fini, cui gli strumenti dovranno adeguarsi. Quindi occorre lavorare a capo fitto nel partito e nella campagna elettorale per realizzare quel sogno dell'Ulivo, che affascina ancora poche persone, sempre più di ieri ma non ancora tutte quelle che ci eravamo illusi di avere con noi.Il nostro motto a mio parere non dovrebbe essere tanto quello di Obama: "Yes, we can", quanto l'altro, più vecchio ma più saggio, di Kennedy:"Non domandarti ciò che il Paese può darti, ma domandati quello che tu puoi dare al Paese".Un caro salutoFabrizio T.
(Roma)
Un poco più di ottimismo e fiducia.E soprattutto apriamo gli occhi sulle novità .
Ho atteso un poco di giorni prima di rispondere alla lettera di Nando e alla sua mancanza di speranza. Convinto come sono che la speranza non è solo una virtù cristiana. Un poco di giorni che rispetto alle novità giornaliere della politica e ai suoi equilibri sembrano secoli. Berlusconi e Fini sposati, con Bossi che regge il velo; Di Pietro dentro il Pd; Mastella corre da solo, e pezzi di Udeur in molte Regioni italiane si apprestano ad abbandonarlo; anche l'Udc di Casini corre da solo e la Sicilia rischia di deflagrare; c'è una lista "Pro-life" di Giuliano Ferrara; infine siamo di fronte alla Rosa bianca che intercetterà voti cattolici a destra e sinistra. Ma forse c'è dell'altro che mi sfugge.
Oggi ancor più di una settimana dunque, queste novità bisogna metterle nel conto. E chissà tra una settimana ... Suggerisco perciò a tutti di avere un poco più di calma unita ad ottimismo e di non partire col piede sbagliato dei sondaggi.
Longoni nella sua lettera non dice cose assurde: la legge elettorale è quella che è. E lui la spiega molto bene, specie nelle difficoltà dei partiti che corrono da soli, che nessuno sottovaluta.
Tuttavia la cattiva abitudine ( aiutata dai quotidiani ) di soffermarci sulle analisi quantitative ( i trend delle intenzioni di voto , i trend della popolarità dei leader ecc.) ci porta in nel vicolo cieco della retorica del sondaggio distogliendoci dai ragionamenti che ognuno di noi è in grado di fare. Non bisogna essere sociologi od esperti di marketing politico per capire che il dato secco del sondaggio telefonico sulle intenzioni di voto, specie in Italia dove c'è molta ritrosia a dichiarare come si vota e per chi si vota, nasconde dei tranelli metodologici che i si ripercuotono sul "morale" (sulla speranza) sia di chi risulta vincitore nel sondaggio, sia di chi risulta sconfitto. Al primo lo carica; al secondo lo deprime: gli effetti contrari sono rari . Ma c'è anche dell'altro che quasi sempre ci sfugge. Anni fa mi sono trovato a Reggio Calabria a seguire un sondaggio telefonico cittadino durante una campagna elettorale. Non la faccio lunga. Dopo 400 telefonate casuali, durate tre giornate ( con me c'erano tre giovani, avevamo un solo telefono ed eravamo consapevoli della precarietà campale del sondaggio ) abbiamo registrato che il 60% circa delle persone ( il 60 % ! )a cui abbiamo telefonato, non ha voluto ripondere! Dunque non avendo nè il tempo nè le risorse per raggiungre la quota di 400 contatti che ci eravamo prefissata, noi abbiamo potuto lavorare su 160 risposte. Cioè non abbiamo potuto lavorare. Un 60 % di non risposte per una città come Reggio, significa far fallire il sondaggio e invalidarlo. Mi direte che gli Istituti di sondaggio qualificati lavorano più seriamente con altri campioni, è vero. E non svelo niente di segreto rivelando che i partiti politici si tengono ben nascosti e segreti sondaggi (anche qualitativi) sulle intenzioni di voto. Ma al militante del Pd e al suo scoraggiamento qualche avvertenza va data.
Prima: prendiamo le distanze dai sondaggi e abituiamoci a seguire bene i tranelli metodologici: quanti non rispondono oppure rispondono di "non sapere" ( "non so" )? Nell'ultimo di Pagnoncelli fatto vedere durante Ballarò del 13 febb. per esempio. risultano il 25 % ! Ebbene questo dato, ( questo 25 % del campione ) a cui noi non stiamo mai attenti, è invece proprio quel dato che interessa il militante che lavora sul territorio.
Seconda: Ogni particella attiva, cioè ogni iscritto e simpatizzante del Pd, che si pone come interfaccia e mediatore tra la comunicazione politica centralizzata dei partiti, dei leader e della televisione politica, e il cittadino elettore, necessita di alcune accortezze che non possiamo ereditare dal passato ulivista. Ne elenco solo alcune lasciando alla nostra intelligenza individuarne delle altre :
a) il Pd non si può attestare sull'antiberlusconismo vecchia maniera. Non paga più. Sul territorio si lavora meglio spiegando bene ( anche con qualche autocritica ) le colpe sui rifiuti di Napoli, sui buchi del bilancio, sull'aumento delle tasse, sul tesoretto, sulla Tav, sul ponte di Messina, sulla precarietà di tanti giovani, su un nuovo Welfare, sulla crisi di natalità delle famiglie italiane che necessitano di nuove politiche sociali, sul ricambio di classe dirigente, sul ruolo delle donne, ecc.
b) il nostro linguaggio è un linguaggio da iniziati. Forse un poco radical-chic come dice Luca Ricolfi. Noi siamo tutti intellettuali e dei politici mancati... Un analogo fenomeno lo riscontriamo nel gioco del calcio: non trovandoci mai in panchina al posto dell'allenatore, siamo abituati a saperne più di lui! Questo significa modestia ed umiltà nei confronti di chi (partiti e uomini politici) tirano la baracca.
c) Attenti ai pregiudizi verso il "centro". Il "centro politico" , è una cosa seria. E in tutte le democrazie i partiti riformisti hanno sempre vinto intercettando voti di centro, (n.b. in parte rivolgendosi a quel 25 % di cui sopra che stanno proprio al centro della curva a campana del voto politico).
d) Il berlusconismo nelle forme e nei modi in cui si è presentato sulla scena politica( arricchimento facile, felicità e successo, non appartenenza alla "casta" ma "venendo dal fare", vacanze e ville da sogno, populismo, elicotteri e immaginario televisivo, doppio petto in camicia scura, ecc. ) è cosa molto più seria di quello che pensiamo . Proprio per questo va affrontato come merita perchè l'antipolitica del berlusconismo non è campata in aria. L'urlo e l'invettiva non portano da nessuna parte. Anzi dico di più : meno si demonizza Berlusconi più ci avviciniamo ad una democrazia "normale" , anche perchè, se si riesce, si devono fare riforme insieme.
e) ricordo infine che dentro il Pd una attenzione particolare va riservata alle questioni eticamente sensibili. Non ho mai capito perchè pur avendo alle spalle la lezione sui "valori" gramsciana, cattolica e liberale, pur avendo digerito l'umanesimo cristiano e marxista, dobbiamo invece lasciare il campo alle destre conservatrici e religiose, su questioni che appartengono alla cultura e alla storia delle sinistre europee. So bene di urtare suscettibilità , ma il buon senso e la costruzione di una società a misura d'uomo, dovrebbero spingerci a prendere le distanze dal progresso infinito e dallo sviluppo illimitato. Dalla scienza e della tecnica messe nelle mani della grande finanza mondiale e degli affari che nascondono. Con intelligenza. Senza demonizzare la scienza e senza oscurantismi. Ma senza neanche ubbriacarsi di scienza. Insomma dalla parte del progresso e dello sviluppo ragionevoli che non distruggano l'uomo. Dalla parte della crescita economica che non distrugga la natura.
All'interno del Pd convivono ormai a tali propositi sensibilità diverse che meritano rispetto. Che arricchiscono la sua cultura politica. Abituiamoci al dialogo. Al confronto. Senza pensare che la nostra parola sia quella vera, ultima e definitiva.
Nino Labate REPLICAMi dispiace che l'amico Nino sia stato indotto a interpretare come pessimistico il mio intervento. Certamente il mio lessico, la mia sintassi e, soprattutto, la mia semantica si sono rivelati inadeguati ad esprimere quanto intendevo dire. Lo invito pertanto a rileggere con maggiore indulgenza la mia lettera nella quale, dopo un'analisi molto realistica della situazione invito a usare un metro di giudizio non tradizionale nel valutare la risposta dell'elettorato, per concludere con la consapevolezza di dover impostare una campagna elettorale molto diversa, che dovrà convincere sia l'elettorato moderato che quello della sinistra, che, dati i numeri, dovremo, almeno in parte, spostare sul PD. Non mi sembra una conclusione pessimistica.
Nando