Voci indipendenti di liberi cittadini nella costruzione e nella vita del partito nuovo
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domenica 23 marzo 2008
AGLI INDECISI E AGLI ASTENSIONISTI ...
... la barca è anche vostra
a cura di Nando
(17:47)
Il partito degli astensionisti cronici è, punto più, punto meno, attestato intorno al 20%. A questi si aggiungono quelli che votano scheda bianca (misteriosamente ridottisi alle ultime elezioni) o che la annullano per sfregio (a chi poi?). Esiste inoltre, secondo tutti i recenti sondaggi, un piccolo esercito (10%?) di indecisi per chi votare, probabili candidati a ingrossare la schiera di coloro che si astengono o votano scheda bianca.

Una cosa accomuna astensionisti e indecisi: la totale sfiducia nei politici e nei partiti, che contribuisce ad alimentare un senso di impotenza e di inutilità: "tanto sono tutti uguali".

Affermazione in parte vera, ma in gran parte falsa. E provo a spiegarmi.

Vero che, nella quasi totalità, i politici hanno assunto sempre di più, con un'accelerazione negli ultimi due decenni, la fisionomia di "casta", percepita come lontana dai cittadini e dalla società e principalmente preoccupata a difendere e ampliare i propri privilegi. Da questo punto di vista diventa difficile dar torto agli scettici e ai delusi. Anche molti di noi, che in questi anni si sono impegnati per un rinnovamento della politica, provano scoramento e delusione di fronte agli sviluppi non certo esaltanti del quadro politico e partitico generale.

Però, superata questa fase, in cui alcuni di noi si sentono traditi negli ideali e altri forse sono più indifferenti, si dovrebbe passare a uno stadio di maggiore consapevolezza della realtà. Con l'abbondanza di informazione che ci bombarda, anche se distorta e manipolata, abbiamo elementi per elaborare un giudizio su come sono andate complessivamente le cose nel nostro Paese negli ultimi 15 anni e per capire che non è affatto irrilevante affidare a una parte o a un'altra la guida del Paese. Su fatti molto concreti e molto importanti per il nostro benessere e per la convivenza democratica, abbiamo toccato con mano gli effetti dei diversi governi. Da questo punto di vista, la frase "tanto sono tutti uguali" è falsa.

Proviamo a fare una rapida rassegna di fatti macroscopici, partendo dal '96.

Il primo governo Prodi (con Ciampi al Tesoro e Visco alle Finanze) riesce a risanare l'economia e a farci ammettere nel club dell'Euro. Con grossi sacrifici per tutti, ma ci riusciamo, mentre l'altra parte manifesta apertamente la propria contrarietà. Sappiamo tutti, oggi, che se non l'avessimo fatto ci saremmo trovati come l'Argentina. Ve la immaginate voi la nostra liretta in balia dei marosi finanziari internazionali e dell'aumento del costo del petrolio!?
E Visco avvia la lotta all'evasione fiscale. Con i primi successi.
Colpe nel periodo '96-2001 da parte del centrosinistra? Certo, ma non nelle cose fatte. Semmai in quelle non fatte, come una legge sul conflitto di interessi.

Diamo ora un'occhiata a quanto combinato da Berlusconi dal 2001 al 2006.
Intanto averci trascinato nell'impresa militare in Iraq, a fianco degli USA, con un costo di vite umane e di soldi pubblici. Poi aver fatto varare ad un Parlamento docile le leggi vergogna per modificare l'esito di processi che riguardavano lui e suoi amici. Quindi aver tentato di stravolgere la Costituzione Italiana con una legge che per fortuna il referendum costituzionale ha respinto (e meno male che non aveva in Parlamento la maggioranza dei due terzi, altrimenti il referendum non si poteva fare). E per ultimo aver portato l'Italia sull'orlo del fallimento economico, dilapidando tutto l'avanzo primario e fatto nuovamente lievitare la spesa pubblica. Unico aspetto positivo: non essere riuscito a realizzare (per fortuna) nemmeno uno dei punti del suo contratto con gli italiani, firmato dal notaio Bruno Vespa.

Il secondo governo Prodi, dal 2006 a oggi, con Padoa Schioppa e Visco, ha rimesso in sesto i conti pubblici e avviato alcune importanti iniziative, rese possibili anche da un gettito fiscale eccezionale, ottenuto grazie alla ripresa della lotta all'evasione dopo la sciagurata stagione dei condoni. Risultati positivi ignorati da una inesistente comunicazione governativa e da una faziosa comunicazione televisiva e giornalistica, intenta solo a dar voce al catastrofismo della destra, e offuscati dalla quotidiana litigiosità della maggioranza e da qualche infelice provvedimento (l'indulto).

Allora è proprio così ininfluente la scelta di chi ci deve governare?

A me sembra di no. Per esempio, se nel 2001 gli elettori avessero scelto il centrosinistra non avremmo avuto la partecipazione alla guerra in Iraq. Non è un fatto marginale. E sarebbe bastata una maggior partecipazione al voto. Ogni voto è utile per determinare la politica nazionale. Soprattutto con questa legge elettorale, per la quale un solo voto di differenza può determinare l'assegnazione alla Camera di 340 seggi a una singola lista (o a una coalizione).

Al di là delle questioni ideologiche e della eventuale sfiducia nella classe politica, ad ogni elezione, che ci piaccia o no, che si sia consapevoli o meno, determiniamo la politica nazionale e il futuro del nostro Paese. Che poi significa il futuro di ciascuno di noi. Anche non votando. O votando per dispetto. Oppure dando un voto solo sulla base di questioni ideologiche.

Perché il nostro non voto, o un voto dato senza valutare tutte le sue conseguenze concrete, può determinare la vittoria di una parte che farà le cose che noi non vorremmo e che causeranno danno a noi e ai nostri figli. Ecco perché quando siamo chiamati a votare è necessario ragionare come un buon padre di famiglia nell'amministrare la propria casa.

***
Voglio concludere riportando una frase di Piero Calamandrei nel suo famoso discorso ai giovani, pronunciato a Milano nel 1955.
... "La politica è una brutta cosa. Che me n'importa della politica?". Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l'oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l'altro stava sul ponte e si accorgeva che c'era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda ad un marinaio: "Ma siamo in pericolo?" E questo dice: "Se continua questo mare tra mezz'ora il bastimento affonda". Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno. Dice: "Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda". Quello dice: "Che me ne importa? Unn'è mica mio!". Questo è l'indifferentismo alla politica. ...
Ferdinando Longoni


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