Questo commento a IL SOGNO INFRANTO una sconfitta che arriva da lontano merita, per l'ampiezza e l'articolazione, una sua collocazione come post
. L'autore invita a una approfondita riflessione sulle cause della sconfitta. Ci aspettiamo altri interventi e ci auguriamo che queste discussioni non si riducano a delle esercitazioni, ma ci aiutino a trovare una sintesi. Almeno tra di noi.
Caro Nando, no: questa volta non sono, non posso essere del tutto d'accordo con te.
E in particolare quando dici che uno solo può uscire a testa alta: Romano Prodi.
Credo che di fronte al disastro che stiamo vivendo sia indispensabile mettere in discussione davvero tutto e tutti.
Serenamente.
Non per cercare capri espiatori.
Ma per capire.
Quello che è successo.
Perché è successo.
E cosa fare - futuro - per evitare che accada di nuovo.
Partiamo da un dato di fatto: il paese è stato consegnato a Berlusconi (e alla Lega) per almeno cinque anni. Il futuro ingorgo istituzionale del 2013 rende possibile un ulteriore settennato di Berlusconi alla Presidenza della Repubblica.
In assenza di fatti - al momento non probabili e comunque imprevedibili e fuori dal nostro controllo - rischiamo dodici anni di berlusconismo.
Due anni fa - prima di una campagna elettorale nella quale fu dilapidato un enorme vantaggio di consensi - il Paese non ne poteva più di Berlusconi.
Perché lui oggi è visto da tanti italiani come il salvatore della patria?
In realtà, sul piano numerico, prima ancora che politico, due anni fa non vincemmo le elezioni nel vero senso della parola: al Senato la maggioranza era talmente esigua da rendere incerta qualunque votazione.
L'appoggio dei senatori a vita (più che legittimo sul piano formale; discutibile sul piano politico, specie se sistematico e necessario) si è ben presto rivelato un supporto senza il quale il governo non sarebbe sopravvissuto.
In questo contesto, non solo la coalizione (e dunque prima di tutti il suo leader) si è comportata come se avesse una maggioranza "blindata", ma si è ritenuta fin dall'inizio autosufficiente.
Si è ritenuto che si sarebbe certamente governato per cinque anni: e così si è andati avanti non ponendosi minimamente il problema del "consenso": un elemento senza il quale in politica la strada è davvero breve. E non porta da nessuna parte.
Si è in molti momenti dato l'impressione (a tutto il Paese: al centro destra come agli elettori dell'Unione) di voler governare "contro": con supponenza, con autoreferenzialità; convinti che prima o poi i cittadini avrebbero compreso: ma quando? E c'era davvero il tempo?
Caro Nando, sono un professionista in campo societario e fiscale. Ho sempre votato a sinistra e dunque, ti prego, non considerare preconcette le mie parole.
In questi due anni ho avuto la sensazione di essere governato da "avversari", da persone che mi consideravano (me, i miei clienti, le imprese, i contribuenti in genere) "evasori" per definizione.
Potrei farti decine di esempi che suffragano le mie parole.
Si è così reciso il legame con tutto il mondo delle professioni: con gran parte del mondo delle imprese. E per molto, moltissimo tempo. Ci vorrà molto tempo, e fatica, per ricostituire un rapporto di fiducia, finanche un dialogo, ormai irrimediabilmente interrotto, che non bastavano certo due candidature "eccellenti" di imprenditori a riannodare.
Ne valeva davvero la pena?
Era indispensabile?
Credo di no.
Certamente no.
La caduta è al fine arrivata.
Poteva essere rinviata, ma non di molto. D'altronde, già a dicembre per Bertinotti l'esperienza di governo era fallita.
E così, siamo andati alle elezioni nella condizione peggiore possibile.
Questa, caro Nando, è mancanza di lungimiranza: è mancanza di senso politico; è mancanza di contatto con la realtà del Paese.
Di tutto ciò un'intera classe politica di centro sinistra, vorrei dire "un'intera generazione", è responsabile.
E lo è anche, inevitabilmente, chi l'ha condotta, guidata, chi - proprio per il ruolo preminente - aveva maggiori responsabilità.
Non basta, caro Nando, battere Berlusconi (sia pure per 24.000 voti e perdendo al Senato....) per poi - dopo due anni - riconsegnargli il Paese per altri cinque (o dodici...) anni.
Dobbiamo - con serenità, ma senza insensato "pietismo" - renderci conto che tutto ciò non era inevitabile.
Dobbiamo capire che cosa abbiamo sbagliato.
E ora bisogna ricostruire un progetto, ridare una speranza, rimettersi in cammino.
Ci vorrà tempo, forse molto tempo: fatica, impegno, sofferenza: ma l'Italia - la nostra gente, anche molti di coloro che hanno votato pdl o Lega - ne ha bisogno.
Forse sarebbe il caso, però, che lo facessero persone diverse da quelle che - in un modo o nell'altro - sono coinvolte nel disastro che stiamo vivendo.
Un caro saluto.
Paolo Forti
COMMENTI
Carissimo prof, ho letto il tuo articolo. Tutte le dolorose riflessioni che fai corrispondo al vero. Non sono di parte, sarebbe davvero difficile contestarle. Giova a tutti leggere articoli simili. Non so se è opportuno farti un complimento, ma esprimerti la mia soddisfazione è senz'altro possibile. Ed è quello che faccio.
Antonio di Francavilla
REPLICA:
Caro Paolo,pur condividendo alcune delle cose che dici, non sono d'accordo. Nel metodo e nel merito.Nel metodo, perché dire che tutti sono colpevoli equivale a dire che non lo è nessuno (e per giunta che più di tutti lo è stato il capo è per lo meno ingeneroso, nel caso specifico). Anche se lo sono tutti (e io, per primo, ho affermato che anche Prodi ha le sue colpe), allora bisogna fare una graduatoria delle stupidaggini commesse. Non per fare processi, che non servono a niente, specie in Italia, ma almeno per capirle e trarne lezione. Perché ci sono stupidaggini e stupidaggini, ci sono stupidaggini e azioni dolose. Faccio un esempio: aver trascurato la comunicazione in presenza di azioni impopolari e aver scelto come portavoce un incapace che ha solo provocato danni di immagine è stato un grave errore; aver mandato a picco il governo in piena finanziaria per la questione delle 35 ore nel '98, è stata da parte di Bertinotti una gravissima azione dolosa, con l'aggravante della premeditazione.Nel merito, perché tu sai benissimo che uno dei maggiori mali italiani è l'evasione/elusione fiscale. E tutti, dico tutti, si sono sempre dichiarati d'accordo che la lotta all'evasione è una priorità assoluta (altrimenti mi devi spiegare come si fa ad aumentare l'avanzo primario, a ridurre il debito pubblico, a fare investimenti produttivi e a far fronte ai costi di gestione). Capisco che ai tuoi clienti non piaccia, ma occorre farlo. Si potrà discutere dove sia più utile intervenire. La si dovrà 'vendere' bene al pubblico (a quella parte che non paga, perché gli altri lo capiscono benissimo). Ma la si deve fare. Altrimenti, dichiariamo fin d'ora che vogliamo aggregarci alle repubbliche dell'America Latina e non ne parliamo più.Proprio perché occorreva fare una politica 'impopolare' (termine improprio perché il maggior beneficiario della lotta all'evasione è il popolo) era necessaria una compattezza che persone con nome e cognome non hanno voluto garantire a Prodi. E allora cosa doveva fare Prodi? Dare le dimissioni appena formato il governo? Anzi, rinunciare all'incarico, visto che alcuni signori con nomi e cognomi ne hanno condizionato la formazione pretendendo le presidenze parlamentari?E potrei proseguire, ma non lo faccio qui. Merita uno spazio più ampio di quello ragionevole per un commento. Che ho già ampiamente superato.Con amiciziaNando
Non sono d'accordo, almeno con lo spirito che pervade la nota (di Forti, n. d. r.).
Cosa doveva fare il governo Prodi ?
Si poteva fare come Berlusconi nel quinquennio infausto , peggiorando i conti pubblici da tutti "li pizzi" ( minori entrate , maggiori uscite ) nonostante la vendita dei gioielli di famiglia ( poi Tremonti ci dira' cosa vendera' adesso ) , oppure tentare di raddrizzare le finanze , cosa che Padoa Schioppa ha ovviamente e seriamente fatto ?.
E allora cosa significa parlare di " supponenza " ? Era ovvio che i cittadini non sarebbero stati felici , si sperava che avrebbero capito. Specialmente che all'origine dei problemi c'era proprio Berlusconi.
Non hanno capito : si sono infastiditi per gli schiamazzi dei troppi galli della sinistra ( l'hanno pagata loro , ma l'abbiamo pagata anche noi del PD ) e hanno deciso che la colpa dei disagi era di Prodi , non di Berlusconi.
E l'hanno rivotato , credendo alle sue promesse , tra l'altro rivolte piu' ai benestanti che ai meno abbienti ( eliminazione completa dell'IVA e del bollo) e premiando , questo lo si dice da giorni , la capillarita' della Lega . La quale Lega , pero' , e' tranquillamente corresponsabile dei molti errori del precedente governo. Questo oggi non lo dice nessuno.
Questa e' l'italietta di oggi , e accusare il PD , che certamente poteva meglio in alcune cose , ma il risultato non cambiava , mi sembra ingeneroso.
L'unica vera , ma ahime' inutile, accusa va rivolta alla campagna elettorale del 2006 , che e' riuscita a dilapidare il patrimonio di negativita' che Berlusconi aveva gioiosamente accumulato: li si' che c'e' stata una supponenza addirittura demenziale.
Ma e' storia passata : ora bisogna ricostruire , strada per strada , il consenso. Forse aiutati da altre gioiose corbellate del nuovo governo.Stefano
Paolo Forti rispecchia il sentire di milioni di italiani che avevano sempre votato per il centrosinistra. Rispecchia l'oggettivo dato di una non comprensione della politica da parte di Prodi ( per non parlare di Padoa Shioppa) ma anche l'incapacità degli "azionisti" politici (D'Alema e Rutelli per intenderci) di mettere alle strette il capo del governo impedendogli di consegnare alla destra anche un gruzzolo di ben 4 milairdi di euro che potevano - dovevano - essere ridistribuiti, almeno in parte, in busta paga e con interventi di sgravi fiscali alle piccole imprese a partire da gennaio. Sarebbe stato più difficile per tutti, anche per Mastella, far cadere in quel caso il governo. E vogliamo parlare della gestione delle vicende Rai e Speciale? Arroganza verso il paese e verso la politica, questo è stato l'errore abissale di Prodi. E per essere onesti diciamoci chiaramente che se non ci fosse stata la campagna di Veltroni quel 33,5 % ce lo sognavamo: a gennaio i punti di distacco erano 20 e lo sanno tutti! Allora basta nostalgie e avanti con un PD che torni sul territorio in modo capillare e che faccia politica, la buona politica, e ovviamente il punto da cui ripartire è mantenere Roma al PD!Barbara
Ho letto l'altro ieri con interesse l'intervento di Paolo, con i suoi "contro" nei confronti di Prodi, ma mi é parso eccessivo perché accompagnato da un'analisi incompleta. Meriterebbe una risposta dialogante. Io sono sempre più convinto della validità delle mie riflessioni. Sono andato oltre:per me Berlusconi sapeva tutto, dell'assenza dal territorio della sinistra radicale al nord, dell'occupazione da parte della Lega, della disorganizzazione del PD sul territorio, escluse le grandi città. Ha puntato per la seconda volta sull'impopolarità delle misure che Prodi doveva prendere per risanare i conti (da lui rovinati). Insomma ha giocato da grande furbacchione, di sponda con se stesso: io rovino, tu ripari, io ti frego. E ci ha fregati sul tempo, intervenendo grazie a Dini prima che il PD potesse organizzarsi in modo da occupare il territorio lasciato da Rifondazione. E' stato "very fit", altro che "unfit". E ora si ritrova con un capitale da spendere. E noi siamo "bocconi" non solo perché prima risaniamo i conti invece di mettere i soldi nelle mani di chi ne ha bisogno, ma annunciamo provvedimenti incomprensibili, o perlomeno contorti, che la gente non capisce facilmente. Invece é così diretto il messaggio "detassazione dello straordinario"..... Dobbiamo inventare un modo nuovo di far politica.
Cosimo (Bruxelles)
Permettetemi di dissentire dal dissenziente.
La sconfitta c'è stata ed era a mio avviso abbastanza prevedibile. Fino ad ora la coalizione si era retta con grande fatica proprio su quel lavoro di tessitura operosa ed incessante che Romano Prodi stava conducendo da oltre un decennio ed iniziata con l'esperienza dell'ulivo. Di questa opera si erano giovati senza ammetterlo con grande presunzione i partiti della sinistra a cominciare da rifondazione, comunisti italiani e via dicendo. Ora che Veltroni ha reciso questi legami la pochezza di queste formazioni è venuta tutta alla luce. La sinistra e rifondazione in particolare hanno pagato giustamente a mio avviso intanto la loro ingratitudine, facendo fallire un progetto lungimirante, e poi la profonda ambiguità della sinistra italiana: al governo perché conviene per strappare qualche consenso e molta visibilità, sugli scudi e quasi avversari per difendere una presunta diversità di progetto politico se gli umori degli elettori lo richiedevano. E' comodo prefigurare una società diversa in qualche modo anticapitalista e poi contrattare sindacalmente ogni provvedimento sul campo ostacolando l'azione del governo e prendere posizioni in politica estera non realisticamente sostenibili. La sinistra ha pagato molto duramente questa ambiguità. Me ne dispiace a fondo perché la sconfitta è di tutti. Ma non si può proporre un modello comunque alternativo di società e poi giocare sul filo degli equilibri, ostacolare l'azione di governo, per strappare qualche provvedimento che può riscuotere consenso. L'elettorato l'ha capito. Il progetto intelligente di Romano Prodi di acquisire alla cultura di governo e amalgamare tutto il centro sinistra è stato fatto fallire ed è questo che ci riporta a Berlusconi. Se si propone un modello diverso di società ed è più che legittimo farlo, che magari è in anticipo di venti trent'anni sui tempi di evoluzione di società e costumi è bene stare all'opposizione nella speranza che questo modello sia realizzabile e ancora apprezzato nei tempi futuri. Quanto all'atteggiamento identificato come troppo aggressivo del governo verso imprenditori e settori correlati, non credo proprio che vi sia stato. La lotta all'evasione o elusione fiscale è sacrosanta e consente di operare nella società con pari diritto e dignità e ha dato risultati eccellenti, mentre gli investimenti all'estero e le esportazioni sono aumentati come mai era successo prima e le imprese italiane hanno conquistato quote di mercato di tutta rilevanza. Il Governo Prodi ha puntato, giustamente e realisticamentre soprattutto su questi due assi ottenendo grandi progressi. I soloni dei partiti satelliti a cominciare dai socialisti hanno solo cercato la visibilità personale prendendo esempio da chi dicono di contrastare. L'azione di Governo non è però stata incisiva su un altro versante. Un versante che all'elettorato più mobile e se vogliamo meno schierato ideologicamente sta molto a cuore. Il rispetto della legalità, la distanza assoluta e intransigente da clientelismo e consociativismo, il rispetto delle regole, il rifiuto dei favoritismi e delle raccomandazioni, un terreno molto sensibile sul quale non si è brillato molto e anzi fin dall'inizio si è partiti col piede sbagliato imbarcando nella squadra un campione assoluto dei vecchi sistemi clientelari, che, ironia del destino è stato il casus belli della caduta del governo. Su questo terreno si doveva e ritengo si dovrà fare molto di più, altrimenti gli elettori preferiscono salire sul carro del più forte economicamente e più indulgente sul rispetto della legalità, e nelle maglie della pubblica amministrazione, non essendo disposti a fare sacrifici consistenti se non si intravede un reale cambio di rotta. E questo cambio di rotta deve partire dalla pubblica amministrazione, riserva di caccia dei politici e non come dovrebbe essere esempio portante di buon governo e civiltà. Credo che questi aspetti siano stati sottovalutati o forse anche, in parte, non c'è stato il tempo di considerarli nella giusta rilevanza e agire di conseguenza. Un'ultima considerazione. Intuendo che saremmo stati sconfitti avevo espresso più di un dubbio sulla scelta di Veltroni di correre da soli. La sconfitta c'è stata ma probabilmente ora si è fatto un po' più di chiarezza. Si è potuto misurare il consenso alla sinistra italiana quando non ha le stampelle dei tanto vituperati riformisti e di Romano Prodi in particolare, e si può, se si vuole, ricostruire un centro-sinistra epurato dalle appendici clientelari e compromissorie che sappia trasmettere realmente il senso di un cambiamento all'elettorato. L'Italia dei valori può essere molto utile in questa direzione. Invito pertanto a tenere ferma la barra e non accettare nel PD chi non ne accetta principi, linea politica e obbligo di coerenza.
Pietro Malara
Ministero della Salute.
Paolo ha tutto il mio consenso, soprattutto quando dice che il governo Prodi ha dato l'impressione (e qualcosa di più) di considerare i cittadini degli "avversari".
E ancora di più ha ragione quando afferma (o fa capire) che si dovrà avviare un processo generale di rifondazione. Non qualche ritocco, ma un ripensamento generale. Se bipartitismo deve essere, e ormai così pare, occorre innanzitutto il riconoscimento della pari dignità di tutti all'interno del Partito, e intendo il Partito Democratico che "ob torto collo" sono stato costretto a votare per cercare di far passare i miei amici Giovanni Bachelet e Roberto Di Giovan Paolo, messi in posizioni incredibilmente a rischio (questa è stata la lungimiranza di Veltroni! fare elemosinare voti....ma via!). Chi se ne frega della sede e dei gazebo, organizzare la politica è ben altra cosa: occorre partire dalla condivisione "per" qualcosa; occorre un progetto politico in cui credere e che non sia la risultante geometrica delle infinite componenti, che alla fine si annullano fra loro nella generale indistinzione. Quelle della campagna elettorale del Pd, sono state parole svuotate di contenuti pregnanti, impegnativi e per questo non convincenti. E' stata data una interpretazione "estetica" (e igitur superficiale) alla proclamata "moderazione", la quale, invece, avrebbe dovuto suggerire ben altri percorsi politici. Innanzitutto individuando un target sociale più preciso, cosa che non solo non è stata fatta, ma vergognosamente è stata contraddetta con proposte indecentemente assistenzialistiche, demagogiche alla Berlusconi in salsa democratica. Per vincere ci vuole altro. Ben altro, e se solo dalla fine dell'estate scorsa, invece dei gazebo e altre sciocchezze del genere, si fosse aperto un vero confronto popolare (la sede avrebbe dovuto funzionare ogni sera e per tutti i gruppi che la chiedevano), se si fossero veramente discussi e analizzati i problemi dei tanti ceti medi e delle tante opinioni pubbliche di una società post moderna e frantumata nei suoi fondamenti culturali e nei suoi interessi, senza affidarsi a un leader-guru (che poi tale non è), oggi, seppure non avessimo vinto, non partiremmo da zero. Ovviamente il discorso è lungo e non si può svolgere nello spazio di un blog; una cosa però è certa: occorre avviare una fase congressuale partendo dal basso con l'azzeramento previo di tutte le cariche e di tutte le quote riservate. Basta con le demagogie delle "fasce protette" in politica che dietro il paravento della partecipazione, in realtà non sono altro che un puntello per un vertice delegittimato. Donne e uomini sono uguali, giovani e anziani pure, ricchi e poveri anche: nessuna condizione sociale ha e deve avere un privilegio diverso dalla partecipazione e dal confronto aperto, leale e democratico. La forza di un Partito Democratico, ed è qui la differenza con la destra, è nella libera partecipazione della base e, dunque, nella praticabilità di percorsi di rappresentanza, non, invece, nel carisma di un leader che, seppure l'avessimo, ne faremmo volentieri a meno. Non ci serve un Berlusconi dimezzato. Per vincere, quando sarà - e non credo, a differenza di Paolo, tra non molto - occorre la libera partecipazione dei cittadini e la possibilità di riconoscere i modi e le forme con cui essi vorranno liberamente organizzarsi, anche in correnti e in gruppi di pressione. Basta, davvero basta, con la pretesa di una rappresentanza fondata su una mediatica superiorità etica e culturale. Nella società post-moderna queste finzioni, come si è visto, non incantano nessuno. Un vero leader non nasce, come è stato per Veltroni, da una "fusione a freddo" realizzata nelle stanze del potere, ma da una vera, pacifica e leale battaglia politica, nella quale tutti possano liberamente partecipare e organizzarsi. Il vincitore di questa battaglia democratica, avrà il diritto di rappresentare e di guidare il partito verso gli obbiettivi che insieme si sono scelti.
Ma di queste cose mi piacerebbe confrontarmi direttamente riprendendo la buona abitudine di parlarsi guardandosi in faccia. Riprendendo a fare politica dal basso e non più seguendo i "comandi remoti" di chi si è arrogato il diritto di pensare per gli altri. Quello lasciamolo fare a Berlusconi.
Cordiali saluti.Pio Cerocchi
Sono assolutamente d’accordo con le analisi di Paolo Forti, non perche’ sia figlio di miei amici e lo conosca e lo stimi, ma perche’ dice delle cose vere.In questi 2 anni, anch’io mi sono sentita spesso estranea , se non “spiritualmente” all’opposizione del “mio” Governo, che avevo votato con tanto entusiasmo. Sono impiegata statale , ma vedevo con quanta sufficienza il Governo trattava altre categorie, come quelle private, quasi pensandole come tutte contro e tutte colpevoli di evasione fiscale. Certo l’evasione c’e’, eccome, ma non si possono trattare liberi professionisti come tutti “no-global violenti” non ricevendoli , salvo rare eccezioni di alcuni senatori a Palazzo Chigi e mandandogli le Forze dell’ordine. Non si puo’ pensare di governare in completa autosufficienza con una maggioranza cosi’ piccola , senza coinvolgere anche l’opposizione, in alcune situazioni. Certo, l’opposizione non collaborava quasi affatto, salvo l’ottimo lavoro dell’UDC, ma era stata troppo umiliata. Un esempio le vicende del CdA della RAI. La rimozione del Presidente giustamente avversata da una porzione di maggioranza governativa come l l’Italia dei Valori, ad esempio. Che dire, poi, dei Ministri che votavano dei provvedimenti in Consiglio dei Ministri ed il sabato successivo manifestavano contro il Governo nelle piazze? A questo punto, non voglio fare solo il medico spietato che, comunque, guarisce le malattie:si e’ fatto anche un ottimo lavoro, nonostante tutto, di recupero della v era evasione fiscale , di ottimo risanamento dei conti, riconosciuto dalla Comunita’ Europea, dopo finanze dissipate dai passati governi. Si e’ dato un primo segnale di attenzione ai redditi bassi, si e’ proceduto ad un primo ventaglio di ottime liberalizzazioni, si e’ ricuperata la stima , nei confronti dell’Italia, dei paesi esteri. Sicuramente scordo qualcosa, ma non voglio scrivere troppo.Maria Golini